Epatite C genotipo 1: la combinazione Glecaprevir e Pibrentasvir, efficace e sicura anche nei pazienti già trattati con altri antivirali ad azione diretta


I risultati dello studio di fase 2, MAGELLAN-1, sulla combinazione Glecaprevir e Pibrentasvir, hanno evidenziato l’elevata efficacia e la buona tollerabilità di questi due farmaci nel trattamento dell’infezione da virus dell'epatite C ( HCV ) di genotipo 1 nei pazienti che in precedenza avevano fallito il trattamento con antivirali ad azione diretta.

Glecaprevir e Pibrentasvir è un regime pan-genotipico sperimentale, che combina due agenti antivirali, un inibitore della proteasi NS3/4A, Glecaprevir, alla dose di 300 mg e un inibitore di NS5A, Pibrentasvir, al dosaggio di 120 mg.
Questa combinazione viene somministrata per os una volta al giorno in tre compresse.

Anche se le terapie antivirali con antivirali ad azione diretta contro l’infezione da HCV hanno dimostrato alti tassi di risposta virologica sostenuta ( SVR ), il fallimento virologico può ancora verificarsi, portando spesso alla comparsa di resistenza virale che può diminuire l'efficacia del successivo trattamento.
Le opzioni di trattamento per i pazienti che hanno fallito precedenti regimi contenenti antivirali ad azione diretta, in particolare quelli con gli inibitori dell'NS5A, sono limitate.

I ricercatori hanno assegnato in modo casuale 50 pazienti con infezione da HCV di genotipo 1 ( 82% uomini; 34% di razza nera, 84% genotipo 1a ) senza cirrosi, che in precedenza avevano fallito la terapia con antivirali ad azione diretta, a ricevere uno di tre regimi di trattamento una volta al giorno.
Il gruppo A ha ricevuto 200 mg di Glecaprevir più 80 mg di Pibrentasvir; il gruppo B ha ricevuto 300 mg di Glecaprevir, 120 mg di Pibrentasvir con 800 mg di Ribavirina; il gruppo C ha ricevuto 300 mg di Glecaprevir più 120 mg di Pibrentasvir senza Ribavirina.
L’arruolamento nel gruppo A è stato fermato al raggiungimento di sei pazienti per l’ottimizzazione del dosaggio.

L’analisi intent-to-treat ha mostrato che il 92% ( IC 95%, 81-97 ) di tutti i pazienti ha raggiunto l’SVR a 12 settimane.
Inoltre, il 100% ( IC 95%, 61-100 ) dei sei pazienti nel gruppo A ha raggiunto SVR12, rispetto al 95% ( IC 95%, 78-99 ) dei 22 pazienti del gruppo B e all'86% ( IC 95%, 67-95 ) dei 22 pazienti nel gruppo C.

Nessun paziente nel gruppo A è andato incontro a fallimento virologico, a fronte di un paziente nel gruppo B e un paziente nel gruppo C.

La maggior parte degli eventi avversi, che si sono verificati nell’ 84% dei pazienti, sono stati lievi e più comunemente sono stati: cefalea, stanchezza, nausea e insonnia.

Gli eventi avversi sono risultati più comuni nel braccio Ribavirina.

Non è stata evidenziata nessuna rilevante anormalità di laboratorio nei livelli di alanina aminotransferasi ( ALT ), bilirubina totale, o emoglobina.

I dati dello studio hanno evidenziato come questo regime, una volta al giorno, è ben tollerato, non causa eventi avversi gravi che possano portare a interruzioni del trattamento, e il suo utilizzo non è accompagnato da anomalie di laboratorio rilevanti.
I tassi di risposta virologica sostenuta sono molto elevati, con o senza la somministrazione concomitante di Ribavirina, nei pazienti con infezione da HCV di genotipo 1 già trattati in precedenza con antivirali ad azione diretta.

La combinazione di Glecaprevir e Pibrentasvir ha una potente attività antivirale, indipendentemente dalla presenza al basale di uno o più polimorfismi associati a resistenza, e indipendentemente dall’essere già stati trattati con regimi contenenti antivirali ad azione diretta.
Il trattamento con questo regime consente il raggiungimento di alti tassi di SVR12 in pazienti non-cirrotici con infezione da HCV genotipo 1, anche senza la Ribavirina che, quando presente, non ha apportato miglioramenti aggiuntivi. ( Xagena2017 )

Fonte: Hepatology, 2017

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