Il virus dell’epatite C che persiste dopo risposta virologica sostenuta, clinicamente apparente, alla terapia antivirale mantiene infettività in vitro


Il virus dell’epatite C ( HCV ) può persistere nel fegato, nelle cellule linfoidi e nel siero di individui con apparente risoluzione completa dell’epatite C, spontanea o indotta da terapia, e si può replicare in vivo e in vitro nelle cellule T umane.

Uno studio condotto da Ricercatori del Memorial University, St. John's, in Canada, ha valutato l’infettività di HCV presente a livelli molto bassi utilizzando un sistema di infezione HCV precedentemente stabilizzato in cellule T umane.

Cellule linfoidi naive sono state esposte a plasma o surnatante da colture di cellule mononucleari del sangue periferico provenienti da 9 individui con apparente risposta virologica sostenuta dopo il completamento della terapia antivirale.

Le cellule esposte sono state analizzate per il filamento positivo o negativo di RNA di HCV e, in casi selezionati, per la proteina non-strutturale 5a di HCV ( NS5a ), la comparsa di varianti di HCV e il rilascio di virioni con microscopia immunoelettronica ( IEM ).

I risultati hanno mostrato che 11 delle 12 colture stabilizzate sono diventate reattive al filamento positivo di RNA di HCV, mentre 4 hanno espresso anche il filamento replicativo del virus.

La proteina NS5a è stata rinvenuta nelle cellule infettate de novo e il sequenziamento clonale ha evidenziato la presenza di varianti di HCV non presenti negli inoculi.

La microscopia immunoelettronica ha mostrato la presenza di particelle di HCV incapsulate nel plasma usato come inoculo e nel surnatante delle colture di cellule T esposte a quel plasma.

In generale, l’HCV presente in 3 dei 9 individui studiati ha mostrato un’infezione produttiva in vitro.

In conclusione, l’HCV che permane a bassi livelli per molto tempo dopo la risoluzione farmacologica dell’epatite C cronica può rimanere infettivo.
Questa mantenuta competenza biologica del virus potrebbe avere implicazioni per quanto riguarda il meccanismo della sua persistenza e l’epidemiologia dell’infezione da HCV. ( Xagena2009 )

MacParland SA et al, Hepatology 2009;49:1431-1441


Gastro2009 Inf2009



Indietro

Altri articoli

La steatoepatite non-alcolica ( NASH ) è una malattia epatica progressiva senza trattamento approvato. Resmetirom ( Rezdiffra ) è un...


Esistono dati limitati sull’utilizzo del trattamento antivirale e sul suo impatto sugli esiti a lungo termine del carcinoma epatocellulare (...



I pazienti con cirrosi correlata alla steatoepatite non-alcolica ( NASH ) sono ad alto rischio di morbilità e mortalità correlata...


Il fattore di crescita dei fibroblasti 21 ( FGF21 ) regola il metabolismo e protegge le cellule dallo stress. Efruxifermina...


Il carico globale della steatosi epatica non-alcolica ( malattia del fegato grasso non-alcolica; NAFLD ) è parallelo all'aumento dei tassi...


I benefici della profilassi antibiotica per i pazienti ospedalizzati con grave epatite correlata all'alcol non sono ben definiti. È stata determinata...


Studi osservazionali hanno indicato che la chirurgia bariatrico-metabolica potrebbe migliorare notevolmente la steatoepatite non alcolica ( NASH ). Tuttavia, l'efficacia...


L'epatite cronica C ( CHC ) e le sue complicanze sono associate ad alti tassi di morbilità e mortalità. Tuttavia,...


Le strategie di gestione della steatoepatite non-alcolica ( NASH ) si basano principalmente sulla modifica dello stile di vita, senza...