Auricola atriale sinistra, sito di innesco di fibrillazione atriale
Assieme alle vene polmonari, molte aree di vene extrapolmonari possono essere origine e causa di persistenza della fibrillazione atriale.
L'auricola atriale sinistra è un sito, sottovalutato, di innesco della fibrillazione atriale.
Uno studio ha esaminato la prevalenza di stimoli provenienti dall’auricola atriale sinistra e la migliore strategia per un’efficace ablazione.
Sono stati arruolati complessivamente 987 pazienti consecutivi ( 29% con fibrillazione atriale parossistica, 71% con fibrillazione striale non-parossistica ), sottoposti a una seconda ablazione transcatetere per fibrillazione atriale.
In tutto 266 pazienti ( 27% ) hanno mostrato uno stimolo proveniente dall’auricola atriale sinistra, e questi individui sono stati selezionati come popolazione di studio.
In 86 pazienti su 987 ( 8.7%; 5 con fibrillazione atriale parossistica, 81 non-parossistica ), l’auricola atriale sinistra è risultata essere l'unica fonte di aritmia senza riconnessione ad altri siti nelle vene polmonari o vene extrapolmonari.
L'ablazione è stata eseguita con lesione focale ( n=56; gruppo 2 ) o con posizionamento del catetere circolare all'ostio della auricola atriale sinistra con guida ecocardiografica intracardiaca ( 167 pazienti; gruppo 3 ).
Nei restanti pazienti, l’innesco proveniente dall’auricola atriale sinistra non è stato eliminato ( n=43, gruppo 1 ).
Dopo 12 mesi di follow-up, 32 pazienti nel gruppo 1 ( 74% ) hanno avuto una recidiva, rispetto a 38 pazienti nel gruppo 2 ( 68% ) e 25 pazienti nel gruppo 3 ( 15% ) ( p inferiore a 0.001 ).
In conclusione, l’auricola atriale sinistra sembra essere responsabile di aritmia nel 27% dei pazienti che si sono presentati per la ripetizione dell’intervento.
L'isolamento dell’auricola atriale sinistra potrebbe portare alla scomparsa della fibrillazione atriale nei pazienti che si presentano per una procedura di ripetizione, quando venga dimostrato che l’auricola è il sito di innesco dell’aritmia. ( Xagena2010 )
Di Biase L et al, Circulation 2010; 122: 109-118
Cardio2010
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