Irbesartan non riduce gli eventi cardiaci nei pazienti con fibrillazione atriale
Uno studio controllato randomizzato di ampie dimensioni ha mostrato che l’abbassamento della pressione sanguigna con Irbesartan ( Avapro ), un bloccante del recettore dell'angiotensina II ( sartano ), non riduce gli eventi cardiovascolari nei pazienti con fibrillazione atriale.
L’incidenza di uno degli endpoint co-primari, un composito di ictus, infarto miocardico o mortalità per cause vascolari, è risultata identica ( 5.4% per 100 persone-anno ) per il gruppo Irbesartan e per quello placebo.
Non è stata riscontrata nessuna differenza riguardo ad altri endpoint co-primari, come l’aggiunta di ospedalizzazione per scompenso cardiaco al composito ( 7.3% versus 7.7% per 100 persone-anno, p=0.12 ).
E’ stato osservato che le riduzioni della pressione arteriosa sono state modeste, in media 2.9/1.9 mmHg maggiori per i pazienti trattati con Irbesartan.
Non è noto se una più aggressiva riduzione della pressione arteriosa sarebbe stata efficace nei pazienti con fibrillazione atriale.
Sono stati randomizzati 9.016 pazienti a Irbesartan ( con una dose target di 300 mg al giorno ) oppure a placebo, come parte della studio ACTIVE I ( Atrial Fibrillation Clopidogrel Trial with Irbesartan for Prevention of Vascular Events ).
Tutti i pazienti erano già arruolati in uno di due studi clinici di grandi dimensioni che stavano valutando Clopidogrel e Acido Acetilsalicilico versus il solo Acido Acetilsalicilico ( studio ACTIVE A ) o al Warfarin ( studio ACTIVE W ).
I pazienti soffrivano di fibrillazione atriale permanente o presentavano almeno due episodi di fibrillazione atriale intermittente nei precedenti 6 mesi, almeno un fattore di rischio per l’ictus, ed una pressione arteriosa sistolica di almeno 110 mmHg.
L'età media era di 69 anni e la pressione arteriosa media al basale era di circa 138/82 mmHg, il 60% dei pazienti stava assumendo un Ace inibitore.
Durante un follow-up medio di 4.1 anni, la riduzione media della pressione sanguigna è stata di 6.8/4.5 mmHg nel gruppo Irbesartan e 3.9/2.9 mmHg nel gruppo placebo.
Tra i gruppi è stata osservata una differenza riguardo al tasso di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, che è risultato più basso nel gruppo Irbesartan ( 2.7% versus 3.2% per 100 persone-anno; hazard ratio, HR=0.86 ).
Sono state riscontrate con Irbesartan anche riduzioni sia nelle ospedalizzazioni per cause cardiovascolari sia in quelle non-cardiovascolari.
In un'analisi post hoc, Irbesartan ha ridotto in modo significativo un composito di tutti gli eventi embolici sistemici e cerebrovascolari ( HR=0.87 ).
La riduzione di ictus associata con l'uso di Irbesartan era in linea con la modesta riduzione della pressione arteriosa.
Tra i pazienti che erano in ritmo sinusale al basale, Irbesartan non ha impedito l'ospedalizzazione per fibrillazione atriale o la recidiva aritmica all’elettrocardiogramma ( ECG ) a 12 derivazioni.
Rispetto al gruppo placebo, un numero maggiore di pazienti nel gruppo Irbesartan ha interrotto lo studio a causa di ipotensione sintomatica ( 127 pazienti versus 64 ) e a causa di disfunzione renale ( 43 versus 24 ) ( P
Fonte: New England Journal of Medicine, 2011
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