Rivaroxaban nei pazienti con fibrillazione atriale: basso rischio di sanguinamento e ridotta incidenza di ictus
L’anticoagulazione orale con Rivaroxaban ( Xarelto ) per la prevenzione dell'ictus nei pazienti con fibrillazione atriale ha prodotto bassi tassi di sanguinamento e di ictus, sostenendo i dati dello studio ROCKET AF in cui Rivaroxaban aveva dimostrato di essere sicuro ed efficace per questi pazienti, sia ad alto sia a basso rischio di eventi tromboembolici.
XANTUS era uno studio osservazionale a braccio singolo, che ha valutato la sicurezza e l'efficacia di Rivaroxaban per la prevenzione dell'ictus ( n=6.784 ) nei pazienti con fibrillazione atriale non-valvolare.
Questo è stato il primo studio prospettico del mondo reale con un anticoagulante orale non-antagonista della vitamina K ( NOAC ) condotto in pazienti con fibrillazione atriale.
Le decisioni riguardo al trattamento e al dosaggio erano a discrezione del medico. I pazienti sono stati seguiti per un anno o fino a 30 giorni dopo l'interruzione prematura.
Al termine del periodo osservazionale, il 96.1% dei pazienti che non è andato incontro a sanguinamenti maggiori, mortalità per qualsiasi causa, o ictus / embolia sistemica.
In generale, il sanguinamento maggiore è stato osservato nel 2.1% dei pazienti all'anno e la maggior parte erano trattati con misure standard.
I ricercatori hanno anche riferito che il tasso di mortalità per tutte le cause durante il trattamento è stato dell'1.9% per anno, il tasso di sanguinamento fatale è stato dello 0.2% per anno, mentre l'ictus e il sanguinamento dell’organo critico si è verificato nello 0.7% dei pazienti per anno.
La persistenza del trattamento è stata osservata nell’80% dei pazienti, rispetto al 62% osservato con antagonisti della vitamina K in altri studi.
Questi risultati hanno confermato il positivo profilo rischio-beneficio di Rivaroxaban come dimostrato nello studio ROCKET AF dove aveva mostrato di prevenire in modo efficace l'ictus con un profilo di sanguinamento globale simile e tassi significativamente più bassi rispetto all’antagonista della vitamina K. ( Xagena )
Fonte: European Society of Cardiology ( ESC ), 2015
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