Doppia terapia antipiastrinica dopo impianto di stent medicato


I potenziali benefici e rischi nell’uso di doppia terapia antipiastrinica per un periodo superiore ai 12 mesi in pazienti con stent a eluizione di farmaco non è stata stabilita con certezza.

In 2 studi, un gruppo di Ricercatori ha assegnato in maniera casuale 2.701 pazienti con stent a eluizione di farmaco e liberi da eventi cardiaci maggiori o eventi cerebrovascolari e sanguinamento maggiore a ricevere Clopidogrel ( Plavix ) più Acido Acetilsalicilico ( Aspirina ) o il solo Acido Acetilsalicilico per almeno 1 anno.

L’endpoint primario era un esito composito di infarto del miocardio o mortalità per cause cardiache.

I dati dei 2 studi sono stati aggregati per l’analisi finale.

La durata mediana del follow-up è stata di 19.2 mesi.

Il rischio cumulativo dell’esito primario a 2 anni è stato pari a 1.8% con la doppia terapia antipiastrinica rispetto a 1.2% con Acido Acetilsalicilico in monoterapia ( hazard ratio, HR=1.65; P=0.17 ).

Il rischio individuale di infarto miocardico, ictus, trombosi da stent, necessità di ripetere la rivascolarizzazione, sanguinamento maggiore e mortalità per qualsiasi causa non hanno mostrato differenze significative tra i 2 gruppi.

Tuttavia, nel gruppo doppia terapia antipiastrinica rispetto a gruppo solo Aspirina, è stato osservato un aumento non-significativo del rischio composito di infarto miocardico, ictus o mortalità per qualsiasi causa ( HR=1.73; P=0.051 ) e del rischio composito di infarto del micardio, ictus o morte per cause cardiache ( HR=1.84; P=0.06 ).

In conclusione, l’uso della doppia terapia antipiastrinica per un periodo superiore a 12 mesi in pazienti con stent a eluizione di farmaco non è risultata significativamente più efficace della monoterapia con Acido Acetilsalicilico nel ridurre il tasso di infarto del miocardio o mortalità per cause cardiache.
Queste osservazioni dovrebbero essere confermate o smentite con studi clinici randomizzati più ampi e con un follow-up più lungo. ( Xagena2010 )

Park SJ et al, N Engl J Med 2010; 362: 1374-1382


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