Trattamento farmacologico della malattia di Parkinson in fase iniziale
La Levodopa, in combinazione con inibitori della dopa-decarbossilasi, è in grado di fornire il più rilevante beneficio sintomatico nel trattamento della malattia di Parkinson con una bassa incidenza, nel breve periodo, di effetti indesiderati.
Tuttavia, nonostante il trattamento con Levodopa la malattia tende a progredire, e nel lungo periodo l’impiego della Levodopa è associato a sviluppo di fluttuazioni motorie e discinesia.
Terapie alternative alla Levodopa nella fase precoce della malattia di Parkinson sono rappresentate da: inibitori MAO-B, agonisti della dopamina, ed Amantadina.
Sebbene nessun farmaco abbia mostrato di rallentare la progressione della malattia di Parkinson, studi preclinici hanno dimostrato effetti neuroprotettivi degli inibitori MAO-B, ed un recente studio riguardante la Rasagilina ( Azilect ) ha trovato che i pazienti con malattia di Parkinson trattati con questo farmaco per 12 mesi sperimentano una minore progressione dei sintomi rispetto ai pazienti trattati con placebo per 6 mesi, seguiti dalla Rasagilina per altri 6 mesi.
Diversi studi clinici hanno dimostrato che l’uso iniziale degli agonisti della dopamina in aggiunta alla Levodopa, è associata a minori complicanze motorie, rispetto al solo trattamento con Levodopa.
Studi preclinici hanno indicato che l’aggiunta dell’inibitore COMT, Entacapone ( Comtan ), alla Levodopa, è associato a minori complicanze motorie rispetto alla sola Levodopa.
Sono tuttavia necessari studi di lungo periodo per valutare i potenziali benefici di queste strategie terapeutiche. ( Xagena2007 )
Hauser RA, Zesiewicz TA, Neurologist 2007; 13: 126-132
Farma2007 Neuro2007
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