Gangliosidosi, malattie metaboliche geneticamente determinate caratterizzate da accumulo di gangliosidi nei lisosomi
Le gangliosidosi sono un gruppo di malattie metaboliche geneticamente determinate contraddistinte dall'accumulo di gangliosidi nei lisosomi, dovuto a deficit enzimatici della beta-galattosidasi-1 ( gangliosidosi GM1 ) o beta-esosaminidasi A o B e/o deficit dell’attivatore proteico di GM2 ( gangliosidosi GM2 ).
I gangliosidi sono glicolipidi particolarmente abbondanti nel sistema nervoso centrale e periferico.
Le gangliosidosi si presentano clinicamente con dismorfismi, interessamento neurologico e scheletrico, visceromegalia. La percentuale di attività enzimatica residua incide sull’esordio di malattia ( meno attività residua, più precoce sarà l’esordio ), sulle manifestazioni cliniche e sul decorso della malattia.
La malattia é ereditaria e trasmessa con modalità autosomica recessiva. In questo tipo di trasmissione entrambi i genitori sono portatori ( di un gene mutato ) e ad ogni gravidanza c'é il 25% di probabilità di avere un figlio affetto ( che ha ereditato entrambi i geni ).
La diagnosi viene effettuata mediante determinazione dell'attività enzimatica a livello plasmatico o cellulare ( leucociti del sangue periferico o fibroblasti prelevati mediante biopsia cutanea ), o analisi di mutazioni dei geni responsabili su DNA nucleare.
Il sospetto clinico di una gangliosidosi GM1 e GM2 dovrebbe essere posto in quei pazienti che presentano nell'infanzia degenerazione neurologica progressiva, o ritardo nello sviluppo con segni di modificazioni somatiche generalizzate, in modo particolare del sistema scheletrico e del tessuto connettivo, con o senza visceromegalia.
La diagnosi clinica dei pazienti con insorgenza dopo l'infanzia e/o in età adulta è più difficile, dal momento che non sono stati descritti specifici segni e sintomi, eccetto che per il decorso di deterioramento clinico e lievi deformità vertebrali comuni ai disordini dei carboidrati complessi.
Non esiste ad ora alcuna terapia farmacologica in grado di guarire le gangliosidosi. ( Xagena2016 )
Fonte: Ospedale San Raffaele Milano, 2016
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