Rivaroxaban, un anticoagulante, nei pazienti con sindrome coronarica acuta
Rivaroxaban ( Xarelto ) è un inibitore orale diretto del fattore Xa che si è dimostrato efficace nella prevenzione del tromboembolismo venoso in pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica elettiva.
Il suo utilizzo dopo sindromi coronariche acute non è stato studiato.
I Ricercatori dello studio ATLAS ACS-TIMI 46 hanno valutato la sicurezza e l’efficacia di Rivaroxaban, oltre a definire la dose più favorevole e il protocollo di somministrazione.
In uno studio di fase II in doppio-cieco, con incremento di dose, che ha coinvolto 297 Centri in 27 nazioni, 3.491 pazienti stabilizzati dopo sindrome coronarica acuta sono stati stratificati sulla base della decisione dell’investigatore di impiegare il solo Acido Acetilsalicilico ( Aspirina ) ( strato 1; n=761 ) oppure Acido Acetilsalicilico più una tienopiridina ( strato 2; n=2.730 ).
I partecipanti sono stati randomizzati all’interno di ogni strato e del tipo di dose con un blocco della randomizzazione una volta giunti al rapporto 1 : 1 : 1 per ricevere placebo o Rivaroxaban ( alla dose di 5-20 mg ) 1 volta al giorno o la stessa dose totale giornaliera somministrata 2 volte al giorno.
L’endpoint primario di sicurezza era il sanguinamento clinicamente significativo ( TIMI maggiore, TIMI minore, o richiesta di intervento medico ); gli endpoint primari di efficacia erano mortalità, infarto miocardico, ictus o ischemia grave ricorrente che ha richiesto rivascolarizzazione nel corso di 6 mesi.
Le analisi di sicurezza hanno incluso tutti i partecipanti che avevano ricevuto almeno una dose di farmaco; le analisi di efficacia sono state intention-to-treat.
Tre pazienti nello strato 1 e 26 nello strato 2 non hanno mai ricevuto il farmaco in studio.
Il rischio di sanguinamento clinicamente significativo con Rivaroxaban verso placebo è aumentato in maniera dose-dipendente ( hazard ratio [ HR ] 2.21per 5 mg; 3.35 per 10 mg; 3.60 per 15 mg e 5.06 per 20 mg; p
I tassi dell’endpoint primario di efficacia sono stati pari a 5.6% per Rivaroxaban versus 7.0% per il placebo ( HR=0.79; p=0.10 ).
Rivaroxaban ha ridotto l’endpoint secondario principale di mortalità, infarto del miocardio o ictus rispetto al placebo: 3.9% vs 5.5% ( HR=0.69; p=0.0270 ).
Il più comune evento avverso in entrambi i gruppi è stato il dolore al petto: 10.7% vs 10,2% ).
In conclusione, l’uso di un inibitore orale del fattore Xa in pazienti stabilizzati dopo sindrome coronarica acuta aumenta il sanguinamento in modo dose-dipendente e potrebbe ridurre gli esiti ischemici maggiori.
Sulla base di queste osservazioni, è stato intrapreso uno studio di fase III sull’uso di basse dosi di Rivaroxaban come terapia aggiuntiva in questi pazienti. ( Xagena2009 )
Mega JL et al, Lancet 2009; 374: 29-38
Farma2009 Cardio2009
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