Livelli più elevati di proteina C-reattiva materna risultano aumentati nella prole a rischio di schizofrenia


I figli delle donne con alti livelli di proteina C-reattiva durante la gravidanza possono essere ad aumentato rischio di schizofrenia.

Sono stati presi in esame i livelli materni di proteina C-reattiva di 777 donne con schizofrenia o disturbo schizoaffettivo ( casi ) e 777 donne ( senza controlli ) per determinare l'effetto dei livelli di proteina C-reattiva sul rischio di schizofrenia nella prole.
I dati sono stati ottenuti dalla coorte del Finnish Prenatal Study of Schizophrenia.

L’aumento della proteina C-reattiva era associato a una più elevata età materna, a un più alto numero di precedenti nascite, a un più alto numero di settimane gestazionali al momento del prelievo di sangue e alla nascita in una zona rurale.
La schizofrenia nella prole era anche significativamente associata alla storia familiare di disturbi psichiatrici.

I ricercatori hanno trovato che il rischio di schizofrenia nella prole era significativamente associato con l'aumento della proteina materna C-reattiva ( odds ratio, OR=1.12 ).
I casi avevano più elevati livelli mediani di proteina C-reattiva materni ( 2.47 mg/L ) versus 2.17 mg/L per i controlli.

Dopo aggiustamento per diverse variabili, l'associazione tra rischio di schizofrenia per la prole e l'aumento della proteina C-reattiva materno è risultata maggiore ( OR=1.28 ).
C’è un aumento del 28% del rischio di schizofrenia per ogni aumento di 1 mg/L di proteina C-reattiva materna.

Un aumento del rischio di schizofrenia nella prole è stato riscontrato anche quando i livelli materni di proteina C-reattiva sono risultati maggiori o uguali a 10 mg/L ( OR=1.58 ).

Questa è la prima volta che questa associazione è stata dimostrata; ciò indica che una infezione o uno stato infiammatorio durante la gravidanza possono aumentare il rischio di schizofrenia nella prole.
In studi precedenti era stato riscontrato che l'infiammazione può alterare lo sviluppo del cervello. ( Xagena2014 )

Fonte: American Journal of Psychiatry, 2014

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