Microbiota intestinale: alcuni batteri rallentano la progressione della sclerosi laterale amiotrofica
La sclerosi laterale amiotrofica ( SLA ) è una malattia neurodegenerativa in grado di provocare la morte dei neuroni che controllano il movimento. Nei pazienti che ne soffrono si osserva una progressiva perdita della capacità di muoversi, parlare, deglutire e, in fase terminale, anche di utilizzare i muscoli deputati alla respirazione.
Un modello murino di sclerosi laterale amiotrofica utilizzato dai ricercatori è risultato caratterizzato da una maggiore permeabilità intestinale e da un’alterata composizione del microbioma, con una netta riduzione dei batteri che producono butirrato.
L’intestino e il cervello sono collegati, quindi non è sorprendente che la salute del primo impatti sulla funzionalità del secondo.
I ricercatori, sulla base dei risultati ottenuti nei topi, ipotizzano che l’alterazione del microbioma e la perdita dell’omeostasi intestinale siano associati alla patofisiologia della sclerosi laterale amiotrofica.
Inoltre, l’efficacia del Butirrato nel ristabilire l’equilibrio intestinale e nel ritardare la progressione della malattia suggerisce la possibilità di individuare in questo composto una nuova opportunità terapeutica.
Attualmente è disponibile un unico farmaco per il trattamento della sclerosi laterale amiotrofica, il Riluzolo ( Rilutek ), che è in grado di aumentare la sopravvivenza dei pazienti solo di pochi mesi.
Il Butirrato è già disponibile come supplemento e i risultati preliminari ottenuti nei topi sono molto promettenti.
I ricercatori hanno quindi deciso di somministrare a un gruppo di topi transgenici Butirrato di sodio sciolto in acqua per un periodo di due mesi e mezzo: i dati ottenuti indicano che, rispetto al gruppo di controllo, i roditori trattati hanno mostrato uno dei primi sintomi della sclerosi laterale amiotrofica, ovvero la perdita di peso, con un ritardo di 40 giorni.
La somministrazione di Butirrato è risultata associata a una maggiore sopravvivenza, in media 38 giorni in più rispetto ai topi non-trattati.
Sono stati anche rilevati alcuni effetti a livello intestinale, come la riduzione della permeabilità intestinale e la correzione della disbiosi. In particolare, nei topi trattati è stato osservato l’aumento sia dei batteri in grado di produrre Butirrato ( Butyrivibrio fibrisolvens ), sia di quella popolazione di Firmicutes che risulta meno rappresentata nel modello murino di sclerosi laterale amiotrofica.
Le persone affette da sclerosi laterale amiotrofica a livello mondiale sono oltre 420.000, di cui circa 6.000 solo in Italia. Alcune stime parlano di circa 14.000 nuovi casi all’anno nel mondo. ( Xagena2017 )
Fonte: Clinical Therapeutics, 2017
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