Effetto della terapia intensiva con statine sugli esiti clinici nei pazienti che si devono sottoporre a PCI per sindrome coronarica acuta


I Ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, negli Stati Uniti, hanno condotto un’analisi per determinare se la terapia intensiva con statine, rispetto a quella a dose moderata, fosse in grado di ridurre gli eventi avversi cardiovascolari maggiori tra pazienti che si devono sottoporre a intervento coronarico per cutaneo ( PCI ) per sindrome coronarica acuta.

Quando confrontata con le statine a dosaggi moderati, la terapia intensiva con statine riduce gli eventi avversi cardiovascolari maggiori ( MACE ) nei pazienti con sindrome coronarica acuta, ma non è noto il ruolo della terapia statinica intensiva tra i pazienti che si devono sottoporre a intervento PCI per sindrome coronarica acuta.

Sono stati confrontati gli esiti di 2.868 pazienti sottoposti a intervento coronarico percutaneo per sindrome coronarica acuta appena prima dell’arruolamento nello studio PROVE IT-TIMI 22 ( Pravastatin or Atorvastatin Evaluation and Infection Therapy-Thrombolysis In Myocardial Infarction 22 ), nel quale i pazienti sono stati randomizzati a Atorvastatina ( Lipitor, Torvast ) 80 mg o Pravastatina ( Pravachol, Pravaselect ) 40 mg al giorno.

È stata valutata l’incidenza dell’endpoint primario composito di mortalità per tutte le cause, infarto del miocardio, angina instabile con successiva ospedalizzazione, e rivascolarizzazione dopo 30 giorni e ictus, così come è stata valutata la rivascolarizzazione del vaso bersaglio e la rivascolarizzazione non-del-vaso bersaglio nel corso del periodo osservazionale.

Il trattamento con 80 mg di Atorvastatina ha ridotto l’incidenza dell’endpoint composito ( 21.5% vs 26.5%; hazard ratio, HR=0.78; p=0.002 ) e ha diminuito l’incidenza di rivascolarizzazione del vaso bersaglio ( 11.4% vs 15.4%; p=0.001 ) e non-del-vaso bersaglio ( 8.0% vs 10.5%; p=0.017 ), rispetto a 40 mg di Pravastatina.

Dopo aggiustamento per concentrazioni di colesterolo LDL e proteina C-reattiva sierici nel corso del trattamento, gli odds di rivascolarizzazione del vaso target con terapia ad alte dosi di statine sono rimasti significativi ( OR=0.74; p=0.015 ) a differenza di quelli di rivascolarizzazione non-del-vaso target ( OR=0.92; p=0.55 ).

In conclusione, tra i pazienti con sindrome coronarica acuta che si sottopongono a intervento coronarico percutaneo, la terapia intensiva con statine riduce gli eventi avversi cardiovascolari maggiori rispetto alla terapia con dosi moderate di statine.
La riduzione dell’incidenza di rivascolarizzazione del vaso target è risultata indipendente dall’abbassamento dei livelli di colesterolo LDL e della proteina C-reattiva ( CRP ), e potrebbe dunque essere legata, almeno in parte, a un effetto pleiotropico della terapia ad alte dosi di statina. ( Xagena2009 )

Gibson CM et al, J Am Coll Cardiol 2009; 54: 2290-2295


Farma2009 Cardio2009


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