Le statine, una nuova terapia per l’insufficienza cardiaca ?
Il trattamento con le statine può prevenire lo sviluppo di insufficienza cardiaca di nuova insorgenza.
Meno chiaro è il ruolo delle statine nei pazienti già affetti da insufficienza cardiaca cronica.
Oltre agli effetti delle statine sull’ischemia coronarica, cioè ripristino della funzione endoteliale e stabilizzazione della placca, altre proprietà delle statine possono essere di qualche rilevanza nella progressione dell’insufficienza cardiaca cronica.
L’ipotesi che le statine possano ridurre la progressione dell’insufficienza cardiaca cronica si fonda sul fatto che gli eventi coronarici acuti ( che sono ridotti dalla terapia con le statine ) contribuiscono alla progressione della malattia.
Nello studio SOLVD ( Studies of Left Ventricular Dysfunction ) è stato visto che l’infarto miocardico e l’angina instabile aumentano il rischio di morte e di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca cronica.
L’infarto miocardico ha più che raddoppiato il rischio ad 1 anno di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca cronica dall’8.6 al 20.5%.
Nello studio 4S ( Scandinavian Simvastin Survival Study ), l’incidenza di mortalità nei pazienti che hanno sviluppato insufficienza cardiaca è stata del 25.5% nel gruppo Simvastatina ( Zocor ) e del 31.9% nel gruppo placebo.
Uno studio compiuto da Horwich et al ( J Am Coll Cardiol, 2004 ) ha analizzato 551 pazienti con insufficienza cardiaca sistolica con frazione d’eiezione ventricolare sinistra, FEVS, < 40%.
In questa coorte il 45% stava ricevendo terapia con statine.
I pazienti trattati con le statine hanno mostrato una migliore sopravvivenza senza la necessità di un trapianto cardiaco urgente, ed il beneficio ha riguardato i pazienti con insufficienza cardiaca sia ischemica che non ischemica.
L’effetto della terapia con le statine sui marker vascolari di infiammazione è stato studiato da Sola et al ( J Am Coll Cardiol, 2006 ) su 108 pazienti con forme non ischemiche di cardiomiopatia e con frazione d’eiezione ventricolare sinistra inferiore del 35%.
L’impiego dell’Atorvastatina ( Lipitor ) ha significativamente migliorato la FEVS ed ha attenuato il rimodellamento ventricolare sinistro, probabilmente per gli effetti della terapia con le statine sui livelli di diversi marker infiammatori.
Uno studio ( Circulation, 2006 ), compiuto su 54.960 pazienti anziani ospedalizzati per insufficienza cardiaca cronica e senza controindicazioni per la terapia con le statine, ha mostrato che la terapia con statine alla dimissione era associata a significativi miglioramenti nella mortalità a 1 e a 3 anni ( hazard ratio, HR = 0.80, e 0.82, rispettivamente ).
L’effetto sulla mortalità non era correlato ai livelli di colesterolo totale o allo stato di malattia coronarica.
Esistono anche studi clinici che hanno evidenziato una prognosi non favorevole per i pazienti con insufficienza cronica con bassi livelli di colesterolo totale. ( Xagena2006 )
Fonte: American College of Cardiology – 55th Annual Scientific Session, 2006
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