Terapia di riperfusione per ictus dopo l'inversione di Dabigatran con Idarucizumab
Sono state valutate la frequenza e le tendenze di utilizzo dell'inversione di Dabigatran ( Pradaxa ) con Idarucizumab ( Praxbind ) e sono state confrontate le complicanze associate, gli esiti e il tempo door-to-needle con quelli dei pazienti non-esposti a Idarucizumab in una coorte nazionale di pazienti trombolisati per un periodo di 24 mesi.
È stato condotto uno studio di coorte osservazionale di tutti i pazienti neozelandesi con ictus trattati con riperfusione dell’ictus in un Registro nazionale.
Ogni ospedale registra i dati, inclusi dati demografici dei pazienti, ritardi del trattamento, complicanze, esiti a 7 giorni e uso di Idarucizumab.
Tra il 2017 e il 2018, 1.336 pazienti hanno ricevuto trombolisi. 51 pazienti hanno ricevuto Idarucizumab prima della trombolisi ( età mediana 73 anni ): 8 ( 1.3% ) nel 2017 e 43 ( 6% ) nel 2018 ( P minore di 0.001 ).
Nello stesso periodo di 24 mesi, 386 pazienti hanno avuto la rimozione del coagulo alla base dell'ictus, di cui 8 ( 2.1% ) erano stati trattati per la prima volta con Idarucizumab.
I pazienti trattati con Idarucizumab hanno avuto tempi door-to-needle più lunghi ( 83 minuti vs 61 minuti, P=0.0006 ).
Si è verificata emorragia intracerebrale sintomatica in 2 ( 3.9% ) dei pazienti trattati con Idarucizumab e in 49 ( 3.8% ) degli altri pazienti trombolisati ( P=0.97 ).
Nessuno dei pazienti trattati con Idarucizumab ha presentato complicanze trombotiche significative.
A 7 giorni, 3 pazienti ( 5.9% ) trattati con Idarucizumab e 101 ( 7.9% ) degli altri pazienti trombolisati erano morti ( P=0.61 ).
Idarucizumab è stato utilizzato nel 6% di tutti i pazienti trombolisati in una coorte nazionale durante il 2018, rispetto all'1.3% nel 2017.
Idarucizumab è apparso sicuro con esiti clinici simili a quelli dei pazienti gestiti di routine, nonostante un tempo door-to-needle di 22 minuti più lungo.
Idarucizumab può facilitare la trombolisi nei pazienti con ictus che assumono Dabigatran. ( Xagena2020 )
Barber PA et al, Neurology 2020; 94: 1968-1972
Neuro2020 Farma2020
Indietro
Altri articoli
Efficacia comparativa e sicurezza della terapia di riperfusione con agenti fibrinolitici nei pazienti con infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST
La terapia fibrinolitica offre un'alternativa alla riperfusione meccanica per infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST ( STEMI ) in...
Sopravvivenza a 5 anni nei pazienti con infarto STEMI in base alle modalità della terapia di riperfusione
Sebbene l’intervento coronarico percutaneo primario ( pPCI ) sia il metodo preferito per la riperfusione dell’infarto miocardico con sopraslivellamento del...
Infarto miocardico acuto: l’intervento coronarico percutaneo offre maggiori vantaggi rispetto alla terapia medica nella riperfusione tardiva
E’ stata compiuta una revisione sistematica ed una meta-analisi di studi clinici randomizzati, che hanno confrontato l’intervento coronarico percutaneo (...
Infarto STEMI: il ritardo nella terapia di riperfusione è associato ad una più alta mortalità a 6 mesi
Il ritardo nel trattamento può comportare differenti outcome ( esiti ) clinici nei pazienti con infarto STEMI ( infarto miocardico...
Studio GUSTO V: terapia di riperfusione nell’infarto miocardico acuto con terapia fibrinolitica o combinazione di una ridotta terapia fibrinolitica ed Abciximab
La terapia con tPA ( tissue plasminogen activator ) per l’infarto miocardico acuto non produce una precoce, completa e duratura...
Studio GUSTO V : terapia di riperfusione nell’infarto miocardico acuto con terapia fibrinolitica o combinazione di una ridotta terapia fibrinolitica ed Abciximab
La terapia con tPA ( tissue plasminogen activator ) per l’infarto miocardico acuto non produce una precoce, completa e...