Trombosi venosa profonda: efficacia e sicurezza della monoterapia a base di Rivaroxaban


Nello studio EINSTEIN-DVT l’anticoagulante per os Rivaroxaban ( Xarelto ) ha dimostrato la non-inferiorità rispetto allo standard di cura per la prevenzione della recidiva del tromboembolismo venoso in pazienti con trombosi venosa profonda acuta sintomatica, con un profilo di sicurezza comparabile.

Nello studio, Rivaroxaban orale ha dimostrato la non-inferiorità per l'endpoint primario di efficacia, definita come l'incidenza cumulativa di eventi sintomatici ricorrenti di trombosi venosa profonda ed embolia polmonare non-fatale o fatale, nei pazienti con trombosi venosa acuta sintomatica in confronto con l'attuale standard di cura a base di Enoxaparina iniziale ( Clexane ) e proseguita con un antagonista della vitamina K ( 2.1% vs 3.0%, rispettivamente; p minore di 0.0001 per la non-inferiorità ).

Rivaroxaban ha anche dimostrato risultati simili rispetto allo standard di cura riguardo all’endpoint principale di sicurezza, un composito di sanguinamento maggiore e non-maggiore ma clinicamente rilevante ( 8.1% in entrambi i gruppi di trattamento; p=0.77 ).
I test di funzionalità epatica, effettuati a cadenza mensile, non hanno evidenziato problemi di sicurezza epatica.
Rivaroxaban è risultato ben tollerato nello studio, e i tassi di interruzione correlati agli eventi avversi sono stati bassi e simili nei due gruppi di trattamento.

Il trattamento con Rivaroxaban rispetto alla terapia standard ha prodotto un netto beneficio clinico, un endpoint secondario pre-specificato definito come il composito dei risultati di efficacia primaria più il sanguinamento maggiore ( 2.9% vs 4.2%, rispettivamente; HR=0.67 ).

Non sono risultate differenze statisticamente significative per altri endpoint secondari, tra cui la mortalità per tutte le cause ( rispettivamente, 2.2% vs 2.9%; HR=0.67 ) e gli eventi cardiovascolari ( 0.7% vs 0.8%; HR=0.79 ), pur mantenendo la tendenza generale a una riduzione degli eventi.

Lo studio EINSTEIN-DVT ha coinvolto più di 3.400 pazienti, che sono stati randomizzati a ricevere Rivaroxaban orale o Enoxaparina iniziale a dosaggio terapeutico ( pro-kilo ) contemporaneamente a Warfarin o Acenocumarolo, fino al raggiungimento dell’INR terapeutico ( target 2.5, range 2-3 ), e mantenendo tale terapia per 3, 6 o 12 mesi, in base alla valutazione del medico al basale.

Per valutare il rischio residuo dopo una terapia di 6-12 mesi, effettuata secondo quanto consigliato dalle attuali Linee Guida, si è voluto valutare nello studio EINSTEIN-Extension l'efficacia e la sicurezza di Rivaroxaban rispetto al placebo nella prevenzione secondaria delle recidive di trombosi venose sintomatiche mediante l'estensione del trattamento per ulteriori 6 o 12 mesi.
In questo studio sono stati arruolati circa 1.200 pazienti con trombosi venosa profonda sintomatica o embolia polmonare.
E’ stato dimostrato che nei pazienti trattati per una precedente trombosi venosa profonda acuta o embolia polmonare, Rivaroxaban 20 mg per via orale una volta al giorno ha ridotto significativamente il rischio di recidiva di tromboembolismo venoso sintomatico dell’ 82% rispetto a placebo.
Il tasso di sanguinamento maggiore è risultato basso.

In conclusione, il trattamento per os con Rivaroxaban rappresenta un semplice approccio in monoterapia per il trattamento della trombosi venosa nel breve e nel lungo periodo, in grado di migliorare il profilo rischio-beneficio della terapia anticoagulante. ( Xagena2010 )

Fonte: The New England Journal of Medicine, 2010


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