Concentrazione di troponina cardiaca ad alta sensibilità e rischio di primi esiti cardiovascolari


Esami ad alta sensibilità possono quantificare le troponine cardiache I e T ( hs-cTnI, hs-cTnT ) in individui senza lesioni miocardiche clinicamente manifeste.
Uno studio ha valutato le associazioni tra concentrazione di troponina cardiaca e patologie cardiovascolari negli studi di prevenzione primaria.

È stata condotta una ricerca su studi prospettici pubblicati fino al 2016 che riportavano le associazioni tra concentrazione di troponina cardiaca con i primi esiti cardiovascolari ( cioè malattia coronarica cardiaca, ictus o combinazione di entrambi ).

Le stime specifiche dello studio, corrette per i fattori di rischio convenzionali, sono state integrate con i dati dello studio PROSPER ( Pravastatin in Elderly Individuals at Risk of Vascular Disease Study ).

Sono stati identificati 28 studi rilevanti che hanno coinvolto 154.052 partecipanti.

La troponina cardiaca era rilevabile nell'80.0% dei casi ( hs-cTnI: 82.6%; hs-cTnT: 69.7% ).
In PROSPER, sono state osservate associazioni positive tra i risultati di hs-cTnT e malattia cardiovascolare.

Nella meta-analisi, i rischi relativi di confronto tra il terzo superiore e il terzo inferiore della troponina sono stati 1.43 per malattia cardiovascolare ( 11.763 eventi ), 1.67 per malattia cardiovascolare fatale ( 7.775 eventi ), 1.59 per malattia coronarica ( 7.061 eventi ) e 1.35 per ictus ( 2.526 eventi ).

Per malattia cardiovascolare fatale, le associazioni sono state più forti negli studi del Nord America ( P=0.010 ) e in quelli che hanno misurato hs-cTnT piuttosto che hs-cTnI ( P=0.027 ).

In conclusione, nella popolazione generale, l'elevata concentrazione di troponina cardiaca nell'intervallo di normalità è associata a un aumento del rischio di malattia cardiovascolare.
Questa associazione è indipendente dai fattori di rischio convenzionali, più forte per malattia cardiovascolare fatale, e si applica sia a malattia coronarica sia a ictus. ( Xagena2017 )

Willeit P et al, J Am Coll Cardiol 2017; 70: 558-568

Cardio2017



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