Atezolizumab: riduzione della massa tumorale nei pazienti con tumore alla vescica uroteliale localmente avanzato o metastatico
Lo studio IMvigor 210 ha mostrato che il trattamento di seconda linea con l’anticorpo monoclonale anti-PD-L1, Atezolizumab ( MPDL3280A ), ha incontrato l’endpoint primario ( riduzione della massa tumorale ) in uno studio di fase II, nei pazienti con tumore della vescica uroteliale localmente avanzato o metastatico, particolarmente nei casi con alta espressione di PD-L1.
Nello studio IMvigor 210, Atezolizumab è stato somministrato al dosaggio di 1200 mg per via endovenosa il primo giorno di un ciclo di 21 giorni.
Lo studio comprendeva due coorti: la prima formata da pazienti non-trattati in precedenza e la seconda da pazienti già trattati con un regime a base di Platino, ma in progressione nonostante la chemioterapia.
L'endpoint primario dello studio era la percentuale di risposta obiettiva ( ORR ); gli endpoint secondari comprendevano durata della risposta, sopravvivenza globale, sopravvivenza libera da progressione.
E’stato anche valutato lo stato di espressione di PD-L1 sulle cellule tumorali e sulle cellule immunitarie mediante un saggio immunoistochimico specifico sviluppato da Roche Diagnostics.
Nel precedente studio di fase Ia, 92 pazienti erano stati trattati con Atezolizumab ogni 3 settimane al dosaggio di 15 mg/kg oppure 1200 mg.
L'età media dei partecipanti era di 66 anni e la maggior parte ( 75% ) era di sesso maschile.
Al basale, le metastasi a livello dei visceri era stata riscontrata nel 79% del campione; il 94% dei pazienti era già stato sottoposto ad almeno una chemioterapia a base di Platino ( due o più terapie nel 72% dei casi ).
In base ai più recenti dati, presentati durante ASCO 2015, nei pazienti con il livello più alto di espressione di PD-L1 ( IC2/3 ) la percentuale di risposta complessiva è stata del 50%. Sono state riscontrate 9 risposte complete e 14 risposte parziali. Tra i pazienti con metastasi viscerali al basale ( n=32 ), la risposta obiettiva è stata del 38%.
Nel gruppo solo IC3 ( n=12 ) il tasso di risposta obiettiva è stato pari al 67%, con una risposta completa nel 33%.
Nel gruppo IC2 ( n=34 ), l’ORR è stato pari al 44% con una risposta completa nel 15%.
Nei pazienti con i più bassi livelli di espressione di PD-L1 ( IC0/1 ), la risposta obiettiva è stata pari al 17%.
La sopravvivenza mediana libera da progressione nel gruppo con il livello più alto di espressione di PD-L1 ( IC2/3) è stata di 6 mesi, con un tasso a 1 anno del 39%.
Durante il follow-up di 14 mesi, la sopravvivenza mediana globale nel gruppo IC2/3 non è stata raggiunta e la sopravvivenza globale a 1 anno è stata pari al 57%.
Nel gruppo con livelli più bassi di espressione di PD-L1 ( IC0/1 ), la sopravvivenza mediana libera da progressione è stata di 1 mese, e la sopravvivenza globale di 7.5 mesi. La sopravvivenza senza progressione e la sopravvivenza globale a 1 anno sono state, rispettivamente, pari al 10% e al 38%.
Gli eventi avversi di tutti i gradi più frequentemente osservati sono stati: affaticamento ( 16% ), astenia ( 13% ), nausea ( 11% ), riduzione dell’appetito ( 10% ), prurito ( 10% ), rash ( 8% ), piressia ( 7% ), diarrea ( 5% ) e aumento di AST [ aspartato transaminasi ] ( 2% ).
L’incidenza degli eventi avversi di grado 3/4 è stata dell’8%; quella degli eventi avversi immuno-mediati di grado 3/4 è stata pari al 5%.
Non sono stati osservati decessi correlati al trattamento.
Il tumore alla vescica uroteliale metastatico ha una prognosi sfavorevole, non ci sono terapie approvate per i pazienti che recidivano dopo la terapia a base di Platino e la sopravvivenza globale è di circa 5-7 mesi.
Atezolizumab ha mostrato un’attività clinica promettente in una coorte di pazienti con carcinoma metastatico alla vescica uroteliale pesantemente pretrattati, con dati di sopravvivenza incoraggianti e tassi di risposta clinicamente significativi. ( Xagena2015 )
Fonte: Journal of Clinical Oncology, 2015
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