Durata della terapia adiuvante con inibitori dell'aromatasi nel tumore mammario in postmenopausa


Per le donne in postmenopausa con tumore mammario positivo per il recettore ormonale, la durata più efficace per la terapia adiuvante con un inibitore dell'aromatasi rimane non ben definita.

In uno studio prospettico di fase 3, sono state assegnate in modo casuale donne in postmenopausa con tumore alla mammella positivo ai recettori ormonali che avevano ricevuto 5 anni di terapia endocrina adiuvante a ricevere l'inibitore dell'aromatasi Anastrozolo ( Arimidex ) per altri 2 anni ( gruppo 2 anni, ricevendo in totale 7 anni ) o altri 5 anni ( gruppo 5 anni, ricevendo in totale 10 anni ).

L'endpoint primario era la sopravvivenza libera da malattia. L'analisi primaria ha incluso tutte le pazienti che stavano ancora partecipando allo studio e che non avevano avuto recidive 2 anni dopo la randomizzazione ( cioè quando il trattamento nel gruppo 2 anni era terminato ).
Gli endpoint secondari erano la sopravvivenza globale, il tumore al seno controlaterale, un secondo tumore primario e frattura ossea clinica.

Tra le 3.484 donne arruolate nello studio, 3.208 sono rimaste nello studio senza progressione della malattia dopo i primi 2 anni di trattamento esteso con Anastrozolo dopo la randomizzazione.

Tra queste donne, la progressione della malattia o la morte si è verificata in 335 in ciascun gruppo di trattamento nell'analisi primaria fissata a 8 anni ( hazard ratio, HR=0.99; P=0.90 ).

Non si sono verificate differenze tra i gruppi nella maggior parte degli endpoint secondari e le analisi dei sottogruppi non hanno indicato differenze in nessun particolare sottogruppo. Il rischio di frattura ossea clinica è stato più alto nel gruppo 5 anni rispetto al gruppo 2 anni ( HR=1.35 ).

Nelle donne in postmenopausa con tumore mammario positivo ai recettori ormonali che avevano ricevuto 5 anni di terapia endocrina adiuvante, l'estensione della terapia ormonale di 5 anni non ha fornito alcun beneficio rispetto a un'estensione di 2 anni, ma è stata associata a un rischio maggiore di frattura ossea. ( Xagena2021 )

Gnant M et al, N Engl J Med 2021; 385: 395-405

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