Legame tra infarto miocardico e deficit di Vitamina-D


La Vitamina-D alleata della salute del cuore: non solo la sua carenza è associata a un aumentato rischio di infarto miocardico e insufficienza cardiaca acuta, ma ne peggiora anche gli esiti e le conseguenze. La conferma arriva da uno studio prospettico condotto su 814 pazienti ricoverati con infarto miocardico, pubblicato sulla rivista scientifica Medicine.

E’stato riscontrato che l’80% dei pazienti colpiti da infarto presentano un deficit, totale o parziale, di Vitamina-D. E’ stato anche osservato che chi ha i valori più bassi di Vitamina-D sviluppa una peggiore progressione della malattia nel tempo, un aumentato rischio di mortalità e maggiori complicanze cliniche intraospedaliere e a un anno dal ricovero.

La vitamina D, che l’organismo ricava dal cibo o produce attraverso la pelle esposta ai raggi solari, è nota da tempo per avere un ruolo essenziale nella salute delle ossa, ma sta diventando sempre più evidente anche la sua relazione con alcune forme di tumori, malattie infettive, autoimmuni e, non ultimo, cardiovascolari.

È stato osservato che esiste una relazione tra i livelli di questa vitamina e la salute del cuore: gli infarti, ad esempio, sono più frequenti nei mesi invernali che nei mesi estivi, e la loro incidenza nella popolazione aumenta via via che dall’equatore si sale verso il polo. Da qui l’ipotesi che ci fosse un collegamento con la Vitamina-D, che è attivata dal sole.

Oltre alla latitudine e alla stagionalità, ci sono altri fattori che influenzano la quantità di vitamina D nel sangue, come l’esposizione al sole, il colore della pelle ( i fenotipi scuri ne hanno meno ), l’albumina presente nel sangue.

Per l’80% la Vitamina-D è prodotta dalla cute, per il 20% arriva dagli alimenti di cui ci nutriamo e si trova soprattutto in fegato, merluzzo, uova e formaggi, ma anche in latte e cereali cosiddetti arricchiti.

Al di là di abitudini di vita e alimentari comunque sane, la vitamina D va integrata solo in presenza di un deficit accertato attraverso un esame del sangue e sotto controllo medico.

Uno studio indagherà se e in quale misura il compenso del deficit di Vitamina-D possa influenzare l’esito della terapia in fase acuta. Cioè, se l’integrazione di Vitamina-D può diventare una componente della cura dell’infarto miocardico.
Rimane da accertare se questa vitamina rappresenti un fattore di rischio, quindi una possibile causa di infarto, oppure un indicatore di una maggiore fragilità, vale a dire un marker di aumentato rischio individuale. ( Xagena2015 )

Fonte: Centro Cardiologico Monzino, 2015

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