Demenza da malattia di Alzheimer: diuretici, sartani e ACE-inibitori riducono il rischio
Una analisi, compiuta da ricercatori della Johns Hopkins su più di 3.000 anziani statunitensi ha mostrato che l'assunzione di alcuni farmaci antipertensivi può ridurre il rischio di demenza dovuta a malattia di Alzheimer.
In uno studio, pubblicato sulla rivista Neurology, un gruppo di ricercatori ha scoperto che le persone di età superiore ai 75 anni con normale capacità cognitiva che hanno fatto uso di diuretici, bloccanti del recettore della angiotensina 1 ( sartani ) e inibitori dell'enzima di conversione della angiotensina ( ACE inibitori ) hanno presentato una riduzione del rischio di demenza da malattia di Alzheimer di almeno il 50%.
Inoltre, i diuretici sono stati associati a una riduzione del rischio del 50% tra i pazienti nel gruppo con decadimento cognitivo lieve.
I beta-bloccanti e i calcioantagonisti non hanno mostrato di ridurre il rischio.
I ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine hanno condotto un'analisi post-hoc sui dati dello studio GEMS ( Ginkgo Evaluation of Memory Study ), che aveva valutato se il Ginkgo biloba fosse in grado di ridurre il rischio di malattia di Alzheimer.
Lo studio GEMS, in doppio cieco, randomizzato e controllato, aveva riguardato 3.069 adulti senza demenza, di età compresa tra 75 e 96 anni; iniziato nel 2000 e aveva reclutato soggetti di quattro città degli Stati Uniti.
Lo studio GEMS non aveva mostrato alcun beneficio del Ginkgo biloba nel ridurre l'incidenza di demenza.
Studi in passato avevano indicato che l'ipertensione è un fattore di rischio per le demenze tra cui la malattia di Alzheimer; tuttavia non c’erano indicazioni che i farmaci usati per controllare la pressione sanguigna conferivano un effetto protettivo sul cervello in aggiunta al controllo della pressione sanguigna.
Nello studio della Johns Hopkins sono stati esaminati 2.248 soggetti, partecipanti allo studio GEMS; di questi 351 avevano fatto uso di un diuretico, 140 di un sartano, 324 di un ACE-inibitore, 333 di un calcioantagonista e 457 di beta-bloccanti.
L'età media di questo gruppo era di 78:7 anni; il 7 % era di sesso femminile.
L’analisi ha confermato precedenti indicazioni di un effetto protettivo di alcuni di questi farmaci non solo tra i partecipanti con capacità cognitiva normale, ma anche in quelli con lieve decadimento cognitivo.
Inoltre, i ricercatori sono stati anche in grado di valutare il possibile ruolo della elevata pressione arteriosa sistolica nella demenza da malattia di Alzheimer.
Il cut-off per la diagnosi di ipertensione era rappresentato da valori pressori di 140 mmHg.
L'analisi presenta limitazioni, principalmente per il fatto che i dati dello studio GEMS non contenevano informazioni sulla diretta misura dell'effetto dei farmaci; inoltre era impossibile conoscere la reale aderenza dei soggetti alla terapia farmacologica. I ricercatori non disponevano di informazioni sull'uso di farmaci prima del periodo di studio.
Tuttavia, è stata riscontrata una riduzione del rischio di demenza da malattia di Alzheimer associata ad alcuni farmaci antipertensivi. Questo dovrebbe indurre a compiere ulteriori studi, compreso l'impiego di imaging cerebrale, per comprendere meglio le basi biologiche di queste associazioni.
Tali studi potrebbero portare alla identificazione di nuovi bersagli farmacologici per gli interventi di prevenzione per rallentare il declino cognitivo e forse ritardare la progressione della demenza da malattia di Alzheimer. ( Xagena2013 )
Fonte: Johns Hopkins Medicine, 2013
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