La stimolazione cerebrale profonda nella malattia di Parkinson
Nelle fasi iniziali della malattia di Parkinson, il beneficio clinico apportato dalla terapia farmacologica dura solitamente tutto il giorno. Tuttavia, con il peggioramento della malattia, il paziente percepisce una progressiva perdita d’efficacia del farmaco, che non
riesce più a coprire pienamente l’intervallo fra una dose e la successiva, fenomeno noto come deterioramento di fine dose.
Quando l’effetto del farmaco tende a scemare, i sintomi della malattia quali il tremore, la lentezza nei movimenti e la difficoltà nel camminare si accentuano. Questa fase viene definita fase OFF.
Quando il paziente assume la dose successiva di farmaco, i sintomi migliorano nuovamente e questa fase viene denominata fase ON.
Con il passare del tempo, i pazienti tendono a sviluppare movimenti involontari ( torsionali e rotatori ) chiamati discinesie che possono essere molto fastidiosi ed invalidanti.
Cosa può essere d’aiuto nelle fasi avanzate di malattia ?
Il medico di riferimento può variare le dosi e la frequenza di assunzione dei farmaci per provare a ridurre la durata della fase OFF e le discinesie.
In alcuni pazienti la stimolazione cerebrale profonda ( deep brain stimulation - DBS ) può essere terapia efficace nel trattamento delle fasi OFF e/o delle discinesie non-controllabili efficacemente dalla terapia medica.
La stimolazione cerebrale profonda rappresenta una particolare tecnica neurochirurgica che consiste nel posizionare un sottile elettrodo nelle strutture cerebrali profonde.
L’elettrodo è connesso a un dispositivo simile a un pacemaker che viene posizionato in una tasca sottocutanea a livello toracico.
Il dispositivo invia impulsi elettrici alle aree cerebrali deputate al controllo dei movimenti. La stimolazione di queste aree cerebrali può ridurre la gravità della fase OFF e delle
discinesie.
Quali sono i pazienti candidati alla stimolazione cerebrale profonda ?
La stimolazione cerebrale profonda può essere presa in considerazione quando un paziente affetto da malattia di Parkinson, che ha ancora un beneficio derivante dalla terapia medica, comincia a presentare fasi OFF particolarmente intense e/o discinesie fastidiose, nonostante gli aggiustamenti ripetuti delle dosi e della frequenza di assunzione dei farmaci.
Il paziente candidato ideale dovrebbe inoltre poter contare su un buon supporto familiare.
I pazienti che presentano problemi di memoria, allucinazioni, grave depressione del tono dell’umore, instabilità posturale ( anche in fase ON ), potrebbero al contrario non essere
dei candidati ottimali per la stimolazione cerebrale profonda.
Come vengono selezionati i pazienti per la stimolazione cerebrale profonda ?
Il medico di riferimento dovrebbe inviare il paziente presso un Centro di neurochirurgia specializzata per una valutazione in merito alla possibilità di effettuare la stimolazione cerebrale profonda.
In molti Centri di riferimento la valutazione include: visita neurologica da parte di personale esperto nei disturbi del movimento; esame TC od RMN dell’encefalo per escludere alterazioni che rappresentano controindicazioni all’intervento; visita neurochirurgica da parte di personale esperto in DBS; valutazione accurata degli aspetti mnesici e psicologici.
La stimolazione cerebrale profonda è sicura ?
In generale la stimolazione cerebrale profonda rappresenta una procedura sicura. Tuttavia, possono verificarsi effetti avversi importanti, ad esempio l’insorgenza di una ischemia o di una emorragia cerebrale durante la procedura.
Esistono inoltre potenziali effetti indesiderati derivanti dalla stimolazione stessa ( che possono essere comunque ridotti variando i parametri di stimolazione ).
Nella maggior parte dei casi, gli effetti avversi sono temporanei e di minor entità, ad
esempio: aumento di peso, difficoltà nel reperire i vocaboli, riduzione della qualità del linguaggio ed infezione degli elettrodi o del pacemaker.
E’ stato riportato infine anche un aumentato rischio suicidario.
In cosa consiste la procedura ?
La procedura chirurgica della stimolazione cerebrale profonda ha una durata complessiva di alcune ore. Il paziente rimane sveglio per la maggior parte del tempo dell’intervento. Frequentemente vengono posizionati due elettrodi cerebrali, uno per ciascun lato. Il capo del paziente viene mantenuto fermo nella posizione desiderata tramite appositi sostegni, ai fini di un accurato posizionamento degli elettrodi. Su ciascun lato del capo del paziente viene praticato un piccolo foro di trapano, in maniera tale da poter inserire gli elettrodi.
Successivamente, ciascuno dei due elettrodi viene fatto passare sotto la cute e viene connesso a un dispositivo simile a un pacemaker ( neurostimolatore ) che viene collocato sotto la cute toracica.
Dopo l’intervento di stimolazione cerebrale profonda il medico di riferimento provvederà
alla regolazione dei parametri di stimolazione tramite un apposito dispositivo. Solitamente la regolazione ottimale viene raggiunta fra i tre ed i sei mesi successivi alla procedura.
Quali sono i risultati a breve, medio e a lungo termine ?
Tramite la stimolazione cerebrale profonda i pazienti possono ottenere i seguenti benefici: riduzione della durata delle fasi OFF; riduzione della durata e della gravità delle discinesie;
riduzione del dosaggio dei farmaci; miglioramento dei sintomi non-motori come dolore, tristezza o sonnolenza eccessiva
Con il tempo la stimolazione cerebrale profonda può mantenere il suo effetto migliorativo
sulle fasi ON e sulle discinesie.
Tuttavia, la stimolazione cerebrale profonda non ha alcun effetto curativo sulla malattia di Parkinson né risulta in grado di ridurre la progressione della malattia stessa. ( Xagena2017 )
Fonte: International Parkinson and Movement Disorder Society, 2017
Neuro2017 Chiru2017
Indietro
Altri articoli
Associazione tra attività fisica e malattia di Parkinson nelle donne: follow-up a lungo termine dello studio di coorte E3N
Precedenti studi di coorte hanno riportato che una singola misura di attività fisica valutata al basale era associata a una...
Caratteristiche della tomografia a coerenza ottica retinica associate alla malattia di Parkinson incidente e prevalente
Studi su cadaveri hanno mostrato neurodegenerazione correlata alla malattia e altre anomalie morfologiche nella retina di individui con malattia di...
Sicurezza ed efficacia di Venglustat nella malattia di Parkinson associata a GBA1
Le varianti del gene GBA1, che codifica per la glucocerebrosidasi dell'acido lisosomiale, sono tra i fattori di rischio genetico più...
Trattamento transdermico con Nicotina e progressione della malattia di Parkinson in fase iniziale
Studi epidemiologici hanno dimostrato che i fumatori hanno una minore incidenza della malattia di Parkinson. Si è ipotizzato che la...
Ablazione a ultrasuoni focalizzata del globo pallido nella malattia di Parkinson
L'ablazione ecografica focalizzata, unilaterale, del segmento interno del globo pallido ha ridotto i sintomi motori della malattia di Parkinson in...
Associazione del cambiamento di peso precoce con declino cognitivo nei pazienti con malattia di Parkinson
Si è determinato se il cambiamento di peso precoce sia associato al successivo deterioramento della funzione cognitiva, comprese le prestazioni...
Associazione tra farmaci da prescrizione e conseguente rischio di malattia di Parkinson
Il tasso di incidenza della malattia di Parkinson ( PD ) è aumentato rapidamente negli ultimi anni. Tuttavia, non esistono...
Associazione dell'attività della glucocerebrosidasi nel liquido cerebrospinale con il rischio di demenza incidente nei pazienti con malattia di Parkinson
Le variazioni nel gene della glucocerebrosidasi ( GBA ) sono fattori di rischio comuni per la malattia di Parkinson e...
Effetti dell'esercizio sui sintomi depressivi nei pazienti con malattia di Parkinson
Lo scopo di uno studio è stato quello di fornire prove chiare a sostegno dell'esercizio per migliorare i sintomi depressivi...
Risposta alla Levodopa nei pazienti con malattia di Parkinson in fase iniziale: studio LEAP
Lo studio LEAP ( Levodopa in EArly Parkinson's Disease ) ha permesso di condurre analisi post hoc riguardanti gli effetti...