L’antinfiammatorio Ibuprofene associato a più basso rischio di malattia di Parkinson
L'uso dell’Ibuprofene ( Brufen ), ma non di altri antinfiammatori-analgesici, è associato ad un minor rischio di malattia di Parkinson.
I ricercatori del Brigham and Women's Hospital e Harvard Medical School, a Boston, Massachusetts ( Stati Uniti ), hanno utilizzato i dati degli studi di coorte prospettici NHS ( Nurses'Health Study ) e HPFS ( Health Professionals Follow-up Study ).
L'Ibuprofene è risultato associato a un rischio inferiore del 38% di Parkinson, mentre non è stato trovato alcun effetto significativo di protezione per gli altri farmaci anti-infiammatori non-steroidei ( FANS ) [ ad esempio, l'Acido Acetilsalicilico ( Aspirina ) o il Paracetamolo ( Tachipirina ) ].
La neuroinfiammazione può contribuire alla patologia del morbo di Parkinson, e l'uso di FANS in generale, e dell’Ibuprofene in particolare, è già stato correlato a riduzione del rischio per la malattia.
Nel 2003 Xiang Gao et al, utilizzando i dati di NHS e HPFS, avevano mostrato una riduzione del rischio per la malattia di Parkinson con i FANS, ma non con l'Aspirina ( Arch Neurol 2003; 60:1059-1064 ).
Un articolo successivo dei ricercatori dell’Harvard School of Public Health, utilizzando i dati del Cancer Prevention Study II Nutrition Cohort, aveva dimostrato che l'Ibuprofene, ma non altri FANS, erano associati a una riduzione del rischio di malattia di Parkinson di circa il 35% ( Ann Neurol 2005; 58:963-967 ).
Nel presente studio, i ricercatori hanno analizzato i dati su 136.197 uomini e donne compresi nelle coorti prospettiche NHS e HPFS, che erano liberi da malattia di Parkinson e altre malattie, al basale, nel 1998 per NHS e nel 2000 per HPFS.
L'uso dei FANS è stato valutato mediante questionario.
Durante i 6 anni di follow-up, sono stati riscontrati 291 casi incidenti di malattia di Parkinson.
Gli utilizzatori di Ibuprofene presentavano un rischio significativamente inferiore di sviluppare malattia di Parkinson rispetto ai non-utilizzatori e, inoltre, che esisteva una relazione dose-risposta tra il numero di compresse assunte a settimana e il rischio di malattia di Parkinson ( p per trend = 0.01 ).
I ricercatori hanno inoltre eseguito una meta-analisi che ha combinato 5 studi prospettici pubblicati.
Sono stati trovati risultati simili.
L'uso di Ibuprofene era associato a un rischio di malattia di Parkinson inferiore di circa il 30%.
Il meccanismo alla base del vantaggio osservato con l'Ibuprofene non è chiaro, ma l’Ibuprofene può attivare il pathway PPAR-gamma.
E’ questo un percorso molto importante per la malattia di Parkinson perché inibisce l'apoptosi, sopprime il danno ossidativo e riduce l’infiammazione a livello cerebrale.
Questa è solo un’ipotesi. Se fosse confermata in un prossimo studio clinico, l’Ibuprofene potrebbe diventare un trattamento utile e poco costoso per la malattia di Parkinson.
Un importante passo successivo sarà quello di verificare se l'uso di Ibuprofene sia in grado di rallentare la progressione della malattia tra i pazienti con malattia di Parkinson.
In un editoriale che ha accompagnato la pubblicazione, James H. Bower, della Mayo Clinic ( Rochester, Minnesota ), e Beate Ritz, dell’University of California, Los Angeles ( UCLA ), hanno espresso cautela nella relazione tra uso di Ibuprofene e malattia di Parkinson.
Sebbene questi studi osservazionali siano ben condotti e analizzati, il breve periodo di follow-up ( 6 anni ) potrebbe non aver permesso di evidenziare tutti i casi di malattia di Parkinson; la malattia, infatti, può richiedere fino a 20 anni per manifestarsi.
Risposte verranno da uno studio clinico prospettico ad hoc con l’uso di Ibuprofene, o forse con un antagonista PPAR-gamma. ( Xagena2011 )
Fonte: Neurology, 2011
Farma2011 Neuro2011
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