Bevacizumab ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione nelle donne con carcinoma ovarico
L’angiogenesi gioca un ruolo nella biologia del carcinoma ovarico.
Uno studio ha determinato l’effetto di Bevacizumab ( Avastin ), inibitore di VEGF ( fattore di crescita vascolare endoteliale ), sulla sopravvivenza nelle donne con questa neoplasia.
Donne con carcinoma ovarico sono state assegnate in maniera casuale a Carboplatino ( Paraplatin ) ( area sotto la curva, 5 o 6 ) e Paclitaxel ( Taxol ) ( 175 mg per metro quadro di superficie corporea ), somministrato ogni 3 settimane per 6 cicli, o a questo regime più Bevacizumab ( 7.5 mg per chilogrammo di peso corporeo ), somministrati contemporaneamente ogni 3 settimane per 5 o 6 cicli e continuati per 12 ulteriori cicli o fino alla progressione della malattia.
Le misure di esito includevano la sopravvivenza libera da progressione, dapprima analizzata per protocollo e in seguito aggiornata, e la sopravvivenza generale ad interim.
In totale 1528 donne da 11 Paesi sono state randomizzate a uno dei 2 regimi di trattamento.
La loro età mediana era di 57 anni; il 90% di loro era affetta da carcinoma ovarico epiteliale, il 69% presentava un tipo istologico sieroso, il 9% malattia in stadio iniziale ad alto rischio, il 30% era ad alto rischio di progressione e il 70% era affetto da carcinoma ovarico di stadio IIIC o IV.
La sopravvivenza libera da progressione ( media ristretta ) a 36 mesi è stata pari a 20.3 mesi con la terapia standard, rispetto a 21.8 mesi con la terapia standard più Bevacizumab ( hazard ratio per progressione o decesso con aggiunta di Bevacizumab, HR=0.81; P=0.004 con il log-rank test ).
Sono stati individuati rischi non-proporzionali ( P inferiore a 0.001 ), con un effetto massimo a 12 mesi, in coincidenza con il termine del trattamento pianificato con Bevacizumab e in diminuzione a 24 mesi.
Bevacizumab è risultato associato a più effetti tossici ( soprattutto ipertensione di grado 2 o superiore ) ( 18% versus 2% con la sola chemioterapia ).
Nelle analisi aggiornate, la sopravvivenza libera da progressione ( media ristretta ) a 42 mesi è stata di 22.4 mesi senza Bevacizumab versus 24.1 mesi con Bevacizumab ( P=0.04 con il log-rank test ); nei pazienti ad alto rischio di progressione, il beneficio è risultato maggiore nel braccio Bevacizumab con la sopravvivenza libera da progressione ( media ristretta ) a 42 mesi di 14.5 mesi con terapia standard da sola e 18.1 mesi con l’aggiunta di Bevacizumab, con sopravvivenza generale mediana di 28.8 e 36.6 mesi.
In conclusione, Bevacizumab ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione nelle donne con carcinoma ovarico.
I benefici in termini di sopravvivenza libera da progressione e sopravvivenza generale sono risultati maggiori tra e donne ad alto rischio di progressione della malattia. ( Xagena2011 )
Perren TJ et al, N Engl J Med 2011; 365: 2484-2496
Onco2011 Gyne2011 Farma2011
Indietro
Altri articoli
Relacorilant più nab-Paclitaxel nei pazienti con carcinoma ovarico recidivante resistente al Platino
Nonostante i progressi terapeutici, gli esiti per le pazienti con tumore all'ovaio resistente / refrattario al Platino rimangono sfavorevoli. La...
Studio DUO-O: la combinazione di Olaparib e Durvalumab ha ridotto del 37% il rischio di progressione della malattia o morte rispetto a chemioterapia e Bevacizumab nei pazienti con carcinoma ovarico avanzato senza mutazioni tumorali di BRCA
Un'analisi ad interim pianificata dello studio di fase III DUO-O ha dimostrato che il trattamento con una combinazione di Olaparib...
Efficacia e sicurezza di Paclitaxel settimanale più Vistusertib versus Paclitaxel da solo in pazienti con carcinoma sieroso ovarico di alto grado resistente al Platino: studio OCTOPUS
Le pazienti con carcinoma ovarico sieroso di alto grado resistente o refrattario al Platino ( PR-HGSC ) hanno una prognosi...
Iniezione di Pafolacianina per l'imaging intraoperatorio del carcinoma ovarico positivo al recettore dei folati: Studio 006
L'uso aggiuntivo dell'imaging molecolare intraoperatorio ( IMI ) sta guadagnando accettazione come potenziale mezzo per migliorare gli esiti della resezione...
Terapia di mantenimento con Fuzuloparib nelle pazienti con carcinoma ovarico ricorrente sensibile al Platino: studio FZOCUS-2
Uno studio di fase III ha esplorato l'efficacia e la sicurezza di Fuzuloparib ( precedentemente Fluzoparib; AiRuiYi ) rispetto al...
Risposte oggettive ai regimi di prima linea con Carboplatino - Paclitaxel nel setting neoadiuvante per il carcinoma ovarico, delle tube di Falloppio o peritoneale primitivo: studio ICON8
La chemioterapia neoadiuvante a base di Platino seguita da chirurgia primaria ritardata ( DPS ) è una strategia consolidata per...
Ciclofosfamide metronomica orale nel carcinoma ovarico recidivato
L'obiettivo dello studio è stato quello di descrivere l'attività clinica della Ciclofosfamide metronomica in una popolazione di pazienti con carcinoma...
Studio SOLO3: Olaparib superiore alla chemioterapia nel carcinoma ovarico pesantemente pretrattato
I risultati dello studio SOLO3 hanno mostrato che per i pazienti pesantemente pretrattati con carcinoma ovarico con mutazione BRCA, Olaparib...
Zejula come trattamento di mantenimento in monoterapia di prima linea nel carcinoma ovarico avanzato, approvazione nell'Unione Europea
La Commissione europea ha approvato Zejula ( Niraparib ), un inibitore orale PARP [ poli(ADP-ribosio) polimerasi ] da assumere una...
Rucaparib, un inibitore di PARP, nel trattamento del carcinoma ovarico, delle tube di Falloppio o peritoneale primario in stadio avanzato
Lo sviluppo clinico di Rucaparib è stato avviato con lo Studio 10 e con l’ARIEL2: l’efficacia di Rucaparib è stata...