Belzutifan nel trattamento del carcinoma renale a celllule chiare associato alla malattia di von Hippel-Lindau
La perdita di funzione del gene VHL e la conseguente attivazione del fattore inducibile dall’ipossia 2α ( HIF-2alfa ) è un evento oncogenico nello sviluppo del carcinoma renale a cellule chiare ( ccRCC ).
Belzutifan ( Welireg ), un inibitore di seconda generazione di HIF-2α, ha dimostrato di essere efficace e sicuro in studi di fase 1 in pazienti pretrattati affetti da carcinoma a cellule chiare in fase avanzata.
La malattia di von Hippel-Lindau ( VHL ), rara condizione a trasmissione autosomica dominante causata da una mutazione germinale del gene VHL, è associata a un’aumentata incidenza di carcinoma renale a cellule chiare e di altre neoplasie nel corso della vita.
La chirurgia aumenta il controllo locale e riduce il rischio di metastasi; di contro la compromissione della funzionalità renale.
Endpoint primario dello studio di fase 2 a singolo braccio, multicentrico, era la risposta obiettiva ( completa o parziale ), valutata da un Comitato centralizzato e indipendente di radiologi, al trattamento sistemico con Belzutifan, somministrato per via orale alla dose di 120 mg/die, nei pazienti affetti da carcinoma renale a cellule chiare associato alla malattia di von Hippel-Lindau.
Tra gli endpoint secondari: l’efficacia di Belzutifan verso altre neoplasie non-a-cellule renali correlate alla malattia di von Hippel-Lindau, tra cui i tumori neuroendocrini del pancreas e l’emangioblastoma del sistema nervoso centrale ( SNC ), e il profilo di sicurezza.
Sono stati arruolati in totale 61 pazienti con carcinoma renale a cellule chiare e lesioni pancreatiche, nel 36% dei casi si trattava di tumori neuroendocrini del pancreas; l’82% e il 20% dei pazienti presentava inoltre emangioblastomi del sistema nervoso centrale ( SNC ) e retinici, rispettivamente.
Il follow up mediano è stato di 21.8 mesi. Il trattamento con Belzutifan risultava in corso nell’89% ( n=54 ) dei pazienti alla data di cut-off dello studio.
Il 49% ( n=30 ) dei pazienti con carcinoma renale a cellule chiare ha mostrato una risposta obiettiva; in un ulteriore 49% ( n=30 ) dei pazienti si è verificata una stabilizzazione della malattia come miglior risposta.
Una riduzione nella somma dei diametri delle lesioni target è stata riscontrata nel 92% ( n=56 ) dei . tumori renali a cellule chiare.
A 24 mesi la percentuale dei pazienti con sopravvivenza libera da progressione è stata pari al 96%.
Il tempo mediano alla risposta è risultato di 8.2 mesi e la durata mediana di risposta non è stata raggiunta.
Risposte sono state confermate nel 77% ( n=47 ) dei pazienti con lesioni pancreatiche con il 10% di risposte complete, nel 91% ( n=20 ) dei pazienti con tumori neuroendocrini del pancreas e nel 30% ( n=15 ) dei pazienti con emangioblastomi del sistema nervoso centrale.
Eventi avversi correlati al trattamento ( TRAE ) si sono verificati nel 100% dei pazienti, prevalentemente di grado 1 o 2. L’anemia ( 90% ) e il senso di affaticamento ( 66% ) sono state le più comuni.
Gli eventi TRAE di grado 3 si sono verificati nel 9% dei pazienti.
Nessun evento TRAE di grado 4 o 5 è stato segnalato.
Il trattamento è stato interrotto in 7 pazienti, in un caso per evento TRAE di grado 1 ( vertigini ).
L’interpretazione dei risultati dello studio è limitata dalla mancanza di un braccio di confronto e dalla modesta dimensione del campione. ( Xagena2021 )
Fonte: The New England Journal of Medicine, 2021
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