Cabometyx nel trattamento del carcinoma renale avanzato negli adulti già trattati con un inibitore di VEGF
Cabometyx, il cui principio attivo è Cabozantinib, è un antitumorale che trova impiego nel trattamento del carcinoma renale avanzato nei pazienti adulti che sono stati precedentemente trattati con un altro antitumorale denominato inibitore del fattore di crescita dell'endotelio vascolare ( VEGF ).
Il trattamento con Cabometyx deve essere avviato esclusivamente da un medico con esperienza nell’uso di medicinali antitumorali.
Cabometyx è disponibile in compresse ( da 20, 40 e 60 mg ). La dose raccomandata è di 60 mg una volta al giorno. I pazienti non devono mangiare per almeno due ore prima e per un’ora dopo l’assunzione della dose di Cabometyx.
Può rendersi necessario ridurre il dosaggio o interrompere temporaneamente il trattamento nel caso insorgano effetti indesiderati gravi o non-tollerabili.
Il trattamento va continuato fin tanto che il paziente ne trae beneficio o sino a quando gli effetti indesiderati non diventano insostenibili.
Il principio attivo contenuto in Cabometyx, Cabozantinib, è un inibitore delle tirosin-chinasi. Ciò significa che agisce bloccando l’attività di alcuni enzimi denominati tirosin-chinasi. Questi enzimi si trovano in alcuni recettori ( come MET, AXL, RET e i recettori di VEGF ) all’interno delle cellule tumorali, dove attivano diversi processi, tra cui la divisione cellulare e la crescita di nuovi vasi sanguigni destinati ad alimentare il cancro. Bloccando l’attività di questi enzimi nelle cellule tumorali, il farmaco riduce la crescita e la diffusione del tumore.
Cabometyx è stato valutato nel corso di uno studio principale su 658 pazienti adulti con carcinoma renale avanzato, che era peggiorato nonostante il trattamento con un inibitore VEGF.
Nel corso dello studio, Cabometyx è stato messo a confronto con l'antitumorale Everolimus ( Afinitor ).
I risultati hanno evidenziato che Cabometyx è efficace nel prolungare il periodo di sopravvivenza del paziente senza
peggioramento della malattia ( sopravvivenza libera da progressione ): il periodo medio senza peggioramento della malattia è stato di 7.4 mesi nei pazienti in terapia con Cabometyx rispetto a 3.8 mesi nei pazienti trattati con Everolimus.
Inoltre, i risultati preliminari hanno evidenziato che i pazienti in terapia con Cabometyx sono sopravvissuti complessivamente più a lungo di quelli trattati con Everolimus ( una media di 21.4 mesi rispetto a 16.5 mesi ).
Gli effetti indesiderati più comuni di Cabometyx ( osservati in almeno 1 persona su 4 ) sono diarrea, stanchezza, nausea, perdita di appetito, sindrome da eritrodisestesia palmo-plantare ( anche detta sindrome mano-piede, che si manifesta con eruzione cutanea e intorpidimento dei palmi delle mani e delle piante dei piedi ), ipertensione, vomito, perdita di peso e costipazione.
Gli effetti indesiderati gravi più comuni sono dolore addominale, versamento pleurico ( accumulo di liquido attorno ai polmoni ), diarrea e nausea.
I pazienti con carcinoma renale avanzato precedentemente sottoposti a terapia presentano esiti negativi e importanti esigenze mediche insoddisfatte.
È stato dimostrato che Cabometyx determina un aumento significativo del periodo senza peggioramento della malattia.
I primi risultati hanno inoltre evidenziato che Cabometyx ha contribuito a prolungare la sopravvivenza dei pazienti.
Il profilo di sicurezza di Cabometyx è simile a quello di altri inibitori delle tirosin-chinasi utilizzati nel carcinoma a
cellule renali e i suoi effetti indesiderati sono considerati gestibili.
Il Comitato per i medicinali per uso umano ( CHMP ) dell’EMA ( European Medicines Agency ) ha pertanto deciso che i benefici di Cabometyx sono superiori ai rischi. ( Xagena2016 )
Fonte: EMA, 2016
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