Terapie personalizzate per il tumore al polmone: il test per l’individuazione delle mutazioni EGFR è raccomandato al momento della diagnosi per guidare la scelta terapeutica, ma, in molti casi, non dà risultati in tempo utile
I risultati di un sondaggio hanno indicato che un quarto dei pazienti con nuova diagnosi di carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) in fase avanzata non ha ricevuto una terapia personalizzata sulla base del tipo di tumore o della sua caratterizzazione molecolare, nonostante sia stato sottoposto al test per individuare mutazioni di EGFR, il cui risultato avrebbe potuto guidare la scelta terapeutica verso trattamenti più specifici e più efficaci rispetto alla chemioterapia standard.
Il sondaggio promosso da Boehringer Ingelheim su scala mondiale aveva come obiettivo quello di approfondire le conoscenze sulla diagnosi del tumore, sul test per la mutazione del fattore di crescita epidermico ( EGFR ) e sul trattamento dei pazienti con cancro al polmone non-a-piccole cellule, in fase avanzata.
Il sondaggio è stato condotto online su 562 oncologi esperti di tumore polmonare in 10 Paesi ( Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Corea del Sud, Spagna, Taiwan, Regno Unito e Stati Uniti ) nel periodo dicembre 2014 e gennaio 2015, e ha valutato le percentuali di realizzazione del test, l’atteggiamento e le barriere nei confronti del test e il modo in cui i risultati del test influenzano l’approccio terapeutico nella pratica clinica.
L’indagine ha evidenziato che in quasi 1 paziente su 4 con timore al polmone non-a-piccole cellule avanzato, la terapia di prima linea è stata avviata prima che fossero disponibili i risultati del test sulle mutazioni EGFR, con differenze significative fra le varie regioni geografiche ( dal 12% in Asia al 30% in Europa ).
Le ragioni principali per cui non tutti i pazienti vengono sottoposti al test, sono risultate essere ( oltre all’istologia del tumore ): tessuto insufficiente, incertezza sul fatto che il tessuto fosse sufficiente, scarsa efficienza e tempi troppo lunghi per avere i risultati.
Per quanto riguarda i risultati relativi all’Italia, è stato evidenziato che il test per la mutazione EGFR prima della terapia di prima linea viene effettuato nel 79% dei casi ( contro il 77% della media europea ).
Nel 67% dei casi è stato effettuato il test e i risultati sono stati disponibili prima dell’inizio della terapia di prima linea rispetto a una media europea del 57%.
Le linee guida internazionali raccomandano che il test per l’individuazione delle mutazioni EGFR venga eseguito al momento della diagnosi di tumore polmonare non-a-piccole cellule in stadio avanzato e che i risultati guidino le scelte sulla terapia, per garantire che i pazienti ricevano trattamenti specifici appropriati sulla base del tipo di tumore dai quali possono trarre benefici in termini di sopravvivenza libera da progressione della malattia e qualità di vita, rispetto alla chemioterapia standard. ( Xagena2015 )
Fonte: Boehringer Ingelheim, 2015
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