Imatinib dopo terapia di induzione per il trattamento di bambini e adolescenti con leucemia linfoblastica acuta positiva per il cromosoma Philadelphia


Studi su Imatinib ( Glivec ) hanno fornito prove della sua attività negli adulti con leucemia linfoblastica acuta positiva per il cromosoma Philadelphia ( Ph+ ), ma il ruolo del farmaco somministrato in polichemioterapia ai bambini non è noto.

È stato condotto uno studio per valutare sicurezza ed efficacia della somministrazione per os di Imatinib in associazione con un regime chemioterapico intensivo ( Berlin-Frankfurt-Munster ) e trapianto allogenico di cellule staminali per pazienti pediatrici con leucemia linfoblastica acuta Ph+.

Pazienti di età compresa tra 1 e 18 anni reclutati in studi nazionali sul trattamento di prima linea per leucemia linfoblastica acuta sono risultati idonei all’arruolamento se presentavano t(9;22)(q34;q11).

Pazienti con anomalie nella funzione renale o epatica, o un’infezione sistemica attiva, non sono risultati idonei all’arruolamento.

I pazienti sono stati arruolati nel periodo 2004-2009 e sono stati classificati come a rischio favorevole o a rischio non-favorevole in base alla risposta precoce al trattamento di induzione.

I pazienti a rischio favorevole sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere trattamento post-induzione con Imatinib con chemioterapia o solo chemioterapia in rapporto 1:1, mentre quelli a rischio non-favorevole hanno ricevuto trattamento post-induzione con Imatinib assieme a chemioterapia.

Il regime chemioterapico è stato modellato su una struttura Berlin-Frankfurt-Munster ad alto rischio; tutti hanno ricevuto 4 blocchi di chemioterapia post-induzione dopo i quali sono diventati eleggibili per trapianto di cellule staminali.

Gli endpoint primari sono stati la sopravvivenza libera da malattia a 4 anni nel gruppo a rischio favorevole e la sopravvivenza libera da eventi a 4 anni nel gruppo a rischio non-favorevole, analizzati per intention-to-treat e una seconda analisi di pazienti dopo il trattamento.

Nel periodo 2004-2009, sono stati valutati 229 pazienti e ne sono stati arruolati 178: 108 a rischio favorevole e 70 a rischio non-favorevole.

Nel gruppo a rischio favorevole, 46 sono stati assegnati a Imatinib e 44 a non-ricevere Imatinib.

Il follow-up mediano è stato di 3.1 anni.

La sopravvivenza libera da malattia a 4 anni è stata pari a 72.9% nel gruppo a rischio favorevole, nel gruppo Imatinib versus 61.7% nel gruppo a rischio favorevole, nel gruppo senza Imatinib ( p=0.24 ).

L’hazard ratio ( HR ) per fallimento, aggiustato per malattia minima residua, è stato pari a 0.63 ( p=0.26 ).

La seconda analisi ha mostrato una sopravvivenza libera da malattia a 4 anni del 75.2% per i pazienti a rischio favorevole trattati con Imatinib e del 55.9% per quelli non-trattati con Imatinib ( p=0.06 ).

La sopravvivenza libera da eventi a 4 anni per pazienti a rischio non-favorevole è stata del 53.5%.

Gli eventi avversi gravi sono risultati simili nei gruppi a rischio favorevole, e le infezioni causate da mielosoppressione sono state l’evento più comune.

In totale, 16 pazienti nel gruppo a rischio favorevole trattati con Imatinib versus 10 nel gruppo a rischio favorevole non-trattati con Imatinib ( p=0.64 ), e 24 nel gruppo a rischio non-favorevole sono andati incontro a eventi avversi gravi.

In conclusione, questi risultati hanno indicato che Imatinib insieme a chemioterapia intensiva è ben tollerato e potrebbe portare benefici nel trattamento dei bambini con leucemia linfoblastica acuta positiva per il cromosoma Philadelphia. ( Xagena2012 )

Biondi A et al, Lancet Oncol 2012; 13: 936-945


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