Leucemia linfoblastica acuta a cellule B associata a Lenalidomide: correlati clinici e patologici e sensibilità alla sospensione della Lenalidomide
La Lenalidomide ( Revlimid ) è una componente efficace della terapia di induzione e di mantenimento per il mieloma multiplo, sebbene con un rischio di neoplasie secondarie, inclusa la leucemia linfoblastica acuta ( ALL ).
A differenza della neoplasia mieloide correlata alla terapia, la neoplasia linfoblastica associata a Lenalidomide rimane scarsamente caratterizzata.
È stato condotto uno studio retrospettivo su 32 casi di leucemia linfoblastica acuta insorti dopo il mantenimento con Lenalidomide ( tutti linea B, 31/32 BCR::ABL-negativi ).
La leucemia linfoblastica acuta a cellule B ( B-ALL ) è stata diagnosticata a una mediana di 54 mesi dopo la prima esposizione a Lenalidomide e dopo una mediana di 42 mesi di esposizione cumulativa a Lenalidomide.
Sono state identificate alta incidenza di mutazioni TP53 ( 9/19 casi valutabili ) e bassa ipodiploidia ( 8/26 pazienti ).
Nonostante l’età mediana di 65 anni e le caratteristiche di leucemia linfoblastica acuta a cellule B a basso rischio osservate nella coorte, i tassi di risposta completa ( CR ) o risposta completa con recupero ematologico incompleto sono stati elevati ( 25/28 pazienti in trattamento ).
La sopravvivenza libera da eventi mediana è stata di 35.4 mesi tra i pazienti trattati ( non-raggiunta tra quelli sottoposti a trapianto di cellule ematopoietiche [ HCT ] allogenico ). 16 pazienti sono rimasti in vita senza evidenza di leucemia linfoblastica acuta a cellule B dopo trapianto di cellule ematopoietiche o terapia di mantenimento estesa.
E' stata descritta anche la regressione della leucemia linfoblastica acuta a cellule B o delle popolazioni di cellule B immature con immunofenotipo di leucemia linfoblastica acuta a cellule B dopo la sospensione di Lenalidomide in 5 pazienti, suggerendo che la Lenalidomide può guidare la progressione leucemica anche dopo l’inizio della neoplasia linfoblastica e che la sospensione della Lenalidomide da sola può essere un intervento di prima linea appropriato nei pazienti selezionati.
Il monitoraggio delle proliferazioni precoci di leucemia linfoblastica acuta a cellule B può offrire opportunità per la sospensione della Lenalidomide per prevenirne la progressione.
I regimi chemioterapici combinati consolidati, i nuovi approcci mirati all’antigene di superficie e al trapianto allogenico di cellule ematopoietiche sono efficaci in molti pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta a cellule B associata a Lenalidomide e dovrebbero essere offerti ai pazienti idonei dal punto di vista medico. ( Xagena2023 )
Geyer MB et al, Blood Adv 2023; 7: 3087-3098
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