Forma più grave di COVID-19 nei pazienti con leucemia acuta attiva o sindrome mielodisplastica
Secondo una ricerca, i pazienti con leucemia acuta o sindrome mielodisplastica in uno stato attivo hanno sperimentato una gravità COVID-19 significativamente maggiore, ma non una mortalità più elevata a causa dell'infezione virale.
I risultati dell'ASH Research Collaborative COVID-19 Registry for Hematology hanno anche mostrato che i pazienti con leucemia mieloide acuta, leucemia linfatica acuta o sindrome mielodisplastica ( MDS ) con associata neutropenia e una prognosi pre-COVID-19 inferiore a 6 mesi avevano una maggiore mortalità per COVID- 19 rispetto ai pazienti senza questa malattia infettiva, e potrebbero essere più propensi a rinunciare alle cure in terapia intensiva.
L'infezione da COVID-19 nelle popolazioni non-oncologiche è risultata correlata a una gravità e mortalità maggiore quando i pazienti presentavano una bassa conta ematica o erano più anziani e avevano comorbilità.
I pazienti con leucemia e sindrome mielodisplastica tendono ad essere più anziani e hanno una bassa conta ematica e comorbilità legate al trattamento o alla malattia.
Le analisi hanno incluso i dati di 257 pazienti, di cui 135 con leucemia mieloide acuta, 40 con sindrome MDS e 82 con leucemia linfatica acuta.
Il 44% aveva una malattia attiva, il 46% era in remissione e il 10% aveva uno stato di malattia sconosciuto.
Quattordici pazienti sono stati rimossi dalle analisi a causa della mancanza di esiti di sopravvivenza. Tra i 230 con dati sull'età disponibili, 121 avevano meno di 60 anni.
I ricercatori hanno analizzato le caratteristiche dei pazienti, i risultati e i fattori predittivi e hanno stratificato i pazienti per stato di malattia ( diagnosi iniziale di malattia attiva e malattia recidivata / refrattaria versus remissione ) e tipo di malignità ematologica.
Altre variabili considerate dai ricercatori includevano l'età, le comorbilità e, al momento della diagnosi di COVID-19, la conta dei neutrofili e dei linfociti e il trattamento attivo.
Complessivamente, il 21% dei pazienti è morto a causa di COVID-19 e né lo stato di malattia attivo né il trattamento del tumore in corso sono apparsi associati a un aumento della mortalità tra i pazienti ospedalizzati.
I pazienti con malattia attiva avevano una probabilità significativamente maggiore di presentare COVID-19 in forma moderata o grave rispetto a quelli in remissione ( COVID-19 grave, 67% malattia attiva vs 33% malattia in remissione; COVID-19 moderato, 55% vs 45%; COVID-19 lieve, 67% vs 33%; P inferiore a 0.001 ).
La differenza è risultata significativa anche quando l'infezione da COVID-19 è stata classificata come grave rispetto a non-grave ( P = 0.002 ).
Avere una diagnosi di leucemia mieloide acuta, maggiori comorbidità e neutropenia e linfopenia al momento della diagnosi di COVID-19 sono apparse tutte associate alla gravità di COVID-19.
Ulteriori analisi univariate hanno mostrato una associazione significativa di aumento della mortalità dopo la diagnosi di COVID-19 con età avanzata, sesso maschile, sopravvivenza pre-diagnosi inferiore a 6 mesi, stato di malattia attivo, neutropenia, linfopenia e rinuncia alle cure in terapia intensiva.
Nelle analisi multivariabili di tutti i pazienti, l'aumento della mortalità correlata al COVID-19 è risultato significativamente associato a neutropenia al momento della diagnosi ( odds ratio, OR = 3.15; IC 95%, 1.31-8.08 ), prognosi pre-COVID-19 stimata inferiore a 6 mesi ( OR = 8.58; IC 95%, 3.24-24.46 ) e limitazione dei trattamenti in terapia intensiva ( OR = 6.66; IC 95%, 2.56-18.23 ).
E' stato anche osservato che tra i pazienti ospedalizzati, l'aumento della mortalità da COVID-19 era associato a una prognosi pre-COVID-19 stimata inferiore a 6 mesi ( OR = 6.77; IC 95%, 2.34-22.24 ) e alla limitazione dei trattamenti in terapia intensiva ( OR = 3.98; IC 95%, 1.45-11.66 ).
Le caratteristiche di coloro che potevano avere limitazione dei trattamenti in terapia intensiva hanno incluso: il sesso maschile, l'età avanzata, essere un fumatore, avere una malattia attiva o avere una sopravvivenza pre-COVID-19 stimata inferiore a 6 mesi.
La limitazione alle cure in terapia intensiva ( n = 37 ) era associata a una maggiore mortalità da COVID-19 tra tutti i pazienti ( n = 234; OR = 15.6; IC 95%, 6.4-40.9 ), pazienti ospedalizzati ( n = 143; OR = 9.2; IC 95%, 3.5-26.5 ) e i pazienti per i quali era indicato e limitato il ricovero in terapia intensiva ( n = 61; OR= 5.6; IC 95%, 1.1-56.4 ).
Dallo studio è emerso che i pazienti con malattia attiva al momento dell'infezione da SARS-CoV-2 sono a rischio di COVID-19 in forma grave, con necessità di ricovero in terapia intensiva.
Il trattamento attivo della leucemia sottostante o della sindrome mielodisplastica non ha influito sulla gravità o sulla mortalità da COVID-19. ( Xagena2021 )
Fonte: American Society of Hematology ( ASH ) Annual Meeting, 2021
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