Blocco di PD-1 con Pembrolizumab per linfoma di Hodgkin classico dopo trapianto di cellule staminali autologhe


Il trapianto autologo di cellule staminali ( ASCT ) rimane lo standard di cura per i pazienti con linfoma di Hodgkin classico ( cHL ) recidivato / refrattario ( RR ) che rispondono alla chemioterapia di salvataggio.

Tuttavia, la recidiva dopo trapianto ASCT rimane una causa frequente di fallimento del trattamento, con prognosi successiva sfavorevole.
Poiché il linfoma di Hodgkin classico è unicamente vulnerabile al blocco di morte cellulare programmata 1 ( PD-1 ), il blocco di PD-1 come consolidamento dopo trapianto ASCT potrebbe migliorare gli esiti del trapianto autologo di cellule staminali.

È stato quindi condotto uno studio di fase 2 multicoorte di Pembrolizumab ( Keytruda ) in pazienti con linfoma di Hodgkin classico recidivato / refrattario dopo trapianto ASCT, ipotizzando che avrebbe migliorato la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) 18 mesi dopo trapianto ASCT ( endpoint primario ) dal 60% all'80%.

Pembrolizumab è stato somministrato al dosaggio di 200 mg per via endovenosa ogni 3 settimane per un massimo di 8 cicli, a partire da 21 giorni dopo la dimissione post-ASCT. 30 pazienti sono stati trattati in questo studio.
L'età media era di 33 anni e il 90% era ad alto rischio in base a criteri clinici. Il 77% ha completato tutti e 8 i cicli.

La tossicità era gestibile, con il 30% dei pazienti che presentavano almeno un evento avverso di grado 3 o superiore e il 40% almeno 1 evento avverso di grado 2 o superiore immuno-correlato.
Due pazienti sono stati persi al follow-up in remissione completa a 12 mesi.

La sopravvivenza libera da progressione a 18 mesi per i 28 pazienti valutabili era dell'82%, raggiungendo l'endpoint primario.
La sopravvivenza globale a 18 mesi è stata del 100%.

In conclusione, Pembrolizumab è stato somministrato con successo come consolidamento post-trapianto autologo di cellule staminali in pazienti con linfoma di Hodgkin classico recidivato / refrattario, e ha portato a una sopravvivenza senza progressione promettente in una coorte di pazienti ad alto rischio, supportando l’esame di questa strategia in uno studio randomizzato. ( Xagena2019 )

Armand P et al, Blood 2019; 134: 22-29

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