Scoperto il legame tra OCRL, la proteina responsabile della sindrome di Lowe, e la capacità delle cellule di smaltire i rifiuti


Uno studio, coordinato da Antonella De Matteis dell’Istituto Telethon di Pozzuoli ( TIGEM ), ha permesso di chiarire alcune dinamiche a livello cellulare che fanno luce sull’insorgenza della sindrome di Lowe, e potrebbero costituire i primi passi per contrastare i danni causati dalla malattia.

La sindrome di Lowe è una rara malattia genetica causata dalla mutazione del gene OCRL1 e caratterizzata da anomalie a carico di occhio, sistema nervoso centrale e rene: per questo è detta anche oculo-cerebro-renale.
L’aspettativa di vita dei malati si aggira intorno ai 30 anni, e la principale causa di morte è rappresentata da insufficienza renale terminale.

L’obiettivo principale della ricerca era di scoprire i meccanismi attraverso i quali le mutazioni di determinati geni portano al malfunzionamento dei reni e di conseguenza individuare possibili farmaci per contrastarlo.

I risultati, pubblicati su Nature Cell Biology, hanno mostrato che la proteina di nome OCRL, la cui assenza o insufficienza causa la sindrome di Lowe, è strettamente collegata con i lisosomi, piccoli organelli che all’interno delle cellule si occupano dello smaltimento e del riciclo dei rifiuti.
OCRL è un enzima che decompone un particolare grasso, il PIP2, che è un importante costituente delle membrane biologiche: questo grasso è presente in piccolissime quantità e deve essere finemente regolato nel tempo e nello spazio.

Quando OCRL non funziona le quantità di PIP2 aumentano nel posto sbagliato, cioè nei lisosomi. Tale aumento ostacola la capacità di smaltimento e di riciclo delle cellule, con il conseguente accumulo di residui di scarto, come osservato in biopsie renali da pazienti con sindrome di Lowe.
Questo accumulo aggrava la funzione delle cellule renali e può essere una delle cause che porta allo sviluppo dell’insufficienza renale.

E’ stata anche individuata una possibile via per contrastare gli effetti negativi provocati dal malfunzionamento di OCRL e prevenire il danno cellulare. ( Xagena2016 )

FontE: Telethon, 2016

MalRar2016 Med2016 Nefro2016 Neuro2016 Oftalm2016



Indietro

Altri articoli

La carenza di ferro, con o senza anemia, è un fattore prognostico sfavorevole nell’insufficienza cardiaca ( HF ). Nello studio...


La terapia con Carbossimaltosio ferrico ( Ferinject ) riduce i sintomi e migliora la qualità di vita nei pazienti con...


L'anemia e le trasfusioni di sangue sono associate a esiti sfavorevoli dopo la frattura dell'anca. È stata valutata l'efficacia del...


Per i pazienti con insufficienza cardiaca, frazione di eiezione ventricolare sinistra ridotta e carenza di ferro, la somministrazione endovenosa di...


Il Carbossimaltosio ferrico ( Ferinject ) ha indotto un tasso più elevato di ipofosfatemia rispetto al Derisomaltosio ferrico ( Monoferric...


È stato dimostrato che il Carbossimaltosio ferrico ( Ferinject ) per via endovenosa migliora i sintomi e la qualità della...


Il Ferro per via endovenosa consente una rapida correzione dell'anemia da carenza di ferro, ma alcune formulazioni inducono ipofosfatemia mediata...


La replezione del Ferro aumenta la capacità di esercizio nell'insufficienza cardiaca cronica, ma mancano dati meccanicistici a spiegare come il...


Il maltrattamento durante l’infanzia è un importante fattore di rischio ambientale per un decorso sfavorevole della malattia nel disturbo depressivo...


Pochi studi hanno esaminato i tassi di reazioni di ipersensibilità ( HSR ) con formulazioni di Ferro per via endovenosa...