Tumore dell’endometrio con deficit di riparazione del danno del DNA: dati promettenti con Pembrolizumab


I risultati preliminari di uno studio di fase 2 hanno mostrato che il blocco di PD-1 con Pembrolizumab ( Keytruda ) potrebbe rappresentare una strategia terapeutica promettente per le donne con un tumore dell'endometrio ricorrente o persistente con deficit di riparazione del danno del DNA.

Un deficit di riparazione del danno del DNA è presente nel 20-30% dei tumori dell’endometrio.
Questi tumori sono portatori di neoantigeni mutanti che possono rispondere alla terapia di potenziamento immunitario con blocco di PD-1, che ha dimostrato efficacia in altri sottotipi di tumore.

E’ stato condotto uno studio, attualmente in corso, a singolo Centro che ha come obiettivo quello di valutare l'efficacia clinica di Pembrolizumab nelle donne con tumore dell’endometrio ricorrente o persistente, trattato in precedenza, con deficit di riparazione del danno del DNA.

Sono state arruolate 9 pazienti con tumore dell'endometrio che avevano fallito una precedente terapia standard ( mediana delle terapie precedenti, 2 ).
Le partecipanti sono state trattate con Pembrolizumab per via endovenosa al dosaggio di 10 mg/kg, ogni 2 settimane.

Tutte le pazienti hanno completato almeno una valutazione, con un follow-up mediano di 9.1 mesi ( range: 7-18 ).

Nessuna tossicità di grado maggiore di 3 è stata osservata.

La percentuale di risposta complessiva a Pembrolizumab è stata del 56% ( IC 95%: 21-86; n=5 ). Di norma, in questa popolazione di pazienti, la risposta varia dal 20 al 30%.

Una donna ha raggiunto una risposta completa, mentre 4 hanno presentato risposte parziali.
La paziente con risposta completa aveva subito tre interventi chirurgici prima di entrare nello studio ed era stata sottoposta a tre linee di terapia. Al momento dell'analisi, non presentava segni di malattia da 17 mesi.

Il tasso di controllo della malattia è stato pari all’88.9% ( n=8 ).

La sopravvivenza mediana globale non è stata raggiunta, ma l’89% delle donne ha raggiunto sopravvivenza globale a 12 mesi.

Due pazienti hanno mostrato una progressione della malattia. Una paziente ha presentato un ingrossamento della malattia di dimensioni ridotte a livello epatico e retroperitoneale, con una risposta parziale in multipli noduli polmonari. La paziente è rimasta in trattamento con Pembrolizumab per 6 mesi dopo la progressione, ed era al momento dell’analisi asintomatica. ( Xagena2016 )

Fonte: Society of Gynecologic Oncology ( SGO ) Annual Meeting on Women’s Cancer, 2016

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