Il cioccolato nero ricco in polifenoli riduce la pressione sanguigna
Negli studi osservazionali l’assunzione regolare di cibi contenenti cacao è associata a più bassa mortalità cardiovascolare.
E’ stato osservato che alti dosaggi di cacao per almeno due settimane migliorano la funzionalità endoteliale e riducono la pressione sanguigna, per l’azione dei polifenoli contenuti nel cacao. Tuttavia non è ben definito l’effetto clinico dell’abituale assunzione di basse quantità di cacao sulla pressione sanguigna.
Ricercatori dell’Ospedale Universitario di Colonia, in Germania, hanno esaminato l’effetto di bassi dosaggi di cioccolato nero ricco di polifenoli, sulla pressione sanguigna.
Allo studio hanno preso parte 44 adulti, di età compresa tra 56 e 73 anni ( 24 donne e 20 uomini ) con preipertensione o ipertensione di stadio 1, senza concomitanti fattori di rischio.
I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere per 18 settimane 6,3 gr ( 30 kcal ) al giorno di cioccolato nero contenente 30 mg di polifenoli oppure cioccolato bianco senza polifenoli.
L’endpoint primario era rappresentato dal cambiamento della pressione sanguigna dopo 18 settimane, mentre l’endpoint secondario comprendeva i cambiamenti nei marcatori plasmatici di ossido nitrico ad effetto vasodilatatorio ( S-nitrosoglutatione ) e lo stress ossidativo ( 8-isoprostano ) e la biodisponibilità dei polifenoli del cacao.
A 18 settimane, l’assunzione del cioccolato nero ha ridotto la pressione sistolica media di –2,9 mmHg ( p
La prevalenza di ipertensione è declinata dall’86% al 68%.
La riduzione della pressione sanguigna era accompagnata da un aumento sostenuto del S-nitrosoglutatione di 0,23 nmol/l ( p
L’assunzione di cioccolato bianco non ha prodotto cambiamenti nella pressione sanguigna o nei biomarcatori plasmatici.
I dati ottenuti da questo piccolo campione di individui sani con pressione al di sopra dell’ottimale, hanno mostrato che piccole quantità di cioccolato nero ricco di polifenoli riduce la pressione sanguigna. ( Xagena2007 )
Taubert D. et al, JAMA 2007; 298: 49-60
Cardio2007
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