Tumore ovarico epiteliale: terapia chirurgica


Citoriduzione chirurgica primaria: La chirurgia rappresenta la parte centrale del trattamento del tumore ovarico.Inizialmente la chirurgia è usata per confermare la diagnosi, per la stadiazione del tumore ovarico, e per rimuoverlo più radicalmente possibile. In un secondo tempo, dopo il trattamento chemioterapico, nelle pazienti che al primo intervento hanno subito un intervento non radicale, la chirurgia può essere utilizzata per valutare la persistenza di un residuo di malattia laddove gli esami clinici e strumentali risultino negativi.

In casi selezionati ( in stadio iniziale di malattia ) è possibile prendere in considerazione un trattamento chirurgico conservativo ( conservazione dell’utero e dell’ovaio controlaterale ) per preservare la capacità riproduttiva.

Nei casi avanzati, la chirurgia oltre a valutare l’estensione della malattia, deve essere finalizzata alla asportazione di quanto più tumore è possibile ( chirurgia citroriduttiva o di debulking ).
Numerosi studi e recenti meta-analisi hanno definitivamente confermato che il tumore residuo post-chirurgico è un fattore prognostico indipendente, e pertanto la chirurgia citoriduttiva è un elemento irrinunciabile nella strategia terapeutica di questi tumori.

La linfadenectomia pelvica e lomboaortica sistematica è certamente una procedura di grande importanza stadiatoria mentre è attualmente in discussione il suo ruolo terapeutico.
Uno studio clinico randomizzato ha evidenziato che le pazienti sottoposte a linfadenectomia radicale sistematica hanno un prolungamento significativo del tempo alla progressione della malattia senza però alcun vantaggio in termini di sopravvivenza globale.

Chirurgia d’intervallo: La terapia chirurgica può essere utilizzata in un secondo tempo e successivamente all’inizio del trattamento chemioterapico, nelle pazienti in cui la chirurgia citoriduttiva non era stata ottimale nel corso del primo intervento ( chirurgia di intervallo ).

Uno studio randomizzato dell’EORTC ha concluso che la chirurgia di intervallo praticata in genere dopo un intervento chirurgico primario subottimale e 2-3 cicli di chemioterapia con Platino è in grado di aumentare la sopravvivenza.
Lo studio GOG 152 d’altro canto ha evidenziato che non sembra esserci un vantaggio nel praticare una chirurgia di intervallo nella pazienti che sono state sottoposte ad un intervento chirurgico primario di debulking ottimale.

Fonte: Lineeguida AIOM, 2007

Xagena2007


Onco2007 Gyne2007



Indietro

Altri articoli

Il tumore epiteliale dell’ovaio è una malattia insidiosa e le donne vengono spesso diagnosticate quando la malattia va oltre il...


L'antigene tumorale 125 ( CA-125 ) è raccomandato dalle linee guida terapeutiche e ampiamente utilizzato per diagnosticare la recidiva del...


Nello studio SOLO1/GOG 3004, la terapia di mantenimento con l'inibitore PARP ( poli-ADP-ribosio polimerasi ) Olaparib ( Lynparza ) ha...


È stata confrontata la durata standard rispetto a quella estesa del trattamento con Bevacizumab ( Avastin ) in combinazione con...


Lo studio OVHIPEC-1 aveva precedentemente dimostrato che l'aggiunta della chemioterapia intraperitoneale ipertermica ( HIPEC ) alla chirurgia citoriduttiva a intervalli...


Le chemioterapie a singolo agente hanno un'attività limitata e una notevole tossicità nelle pazienti con tumore epiteliale ovarico resistente al...


Alla maggior parte delle donne con tumore ovarico viene diagnosticata una malattia avanzata. Spesso sperimentano recidive dopo il trattamento primario...


L'efficacia della terapia di mantenimento con Niraparib ( Zejula ) con una dose iniziale individualizzata ( ISD ) merita ulteriori...


Nell’analisi primaria PAOLA-1/ENGOT-ov25, il mantenimento con Olaparib ( Lynparza ) più Bevacizumab ( Avastin ) ha dimostrato un significativo beneficio...


La chirurgia per il tumore ovarico epiteliale ( EOC ) può attivare risposte infiammatorie da stress che stimolano la crescita...