Zalmoxis: linfociti T allogenici geneticamente modificati nei pazienti sottoposti a trapianto aploidentico a causa di gravi tumori ematologici


Zalmoxis è un medicinale usato come trattamento aggiuntivo in pazienti adulti sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche ( HSCT, un trapianto di cellule che possono svilupparsi in diversi tipi di cellule del sangue ) da un donatore parzialmente compatibile ( un cosiddetto trapianto aploidentico ).

Zalmoxis trova impiego nei pazienti sottoposti a trapianto aploidentico a causa di gravi tumori del sangue, quali, ad esempio, alcune leucemie e linfomi.
Prima di essere sottoposto a un trapianto, il paziente avrà ricevuto un trattamento per rimuovere le cellule esistenti dal midollo osseo, comprese le cellule tumorali e le cellule del sistema immunitario.
Zalmoxis viene somministrato per contribuire a ristabilire il sistema immunitario del paziente dopo il trapianto.

Zalmoxis è un tipo di medicinale per terapia avanzata denominato prodotto di terapia cellulare somatica, ossia un tipo di medicinale contenente cellule o tessuti che sono stati manipolati in modo da poter essere utilizzati per trattare, diagnosticare o prevenire una malattia.
Zalmoxis contiene linfociti T ( un tipo di globulo bianco ) che sono stati geneticamente modificati.
Per ottenere Zalmoxis, i linfociti T del donatore del trapianto sono separati dal resto delle cellule nel trapianto. Questi linfociti T sono poi geneticamente modificati per includere un gene suicida.

Essendo il numero dei pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche basso, Zalmoxis è stato designato medicinale orfano ( medicinale utilizzato in malattie rare ) il 20 ottobre 2003.

Zalmoxis è preparato per l'uso come medicinale paziente-specifico. Viene somministrato dopo un periodo di 21-49 giorni dal trapianto, ma solo se il trapianto non ha già ripristinato il sistema immunitario del paziente e se il paziente non ha sviluppato malattia da trapianto contro l'ospite ( che si verifica quando le cellule trapiantate attaccano il corpo ).

Zalmoxis viene somministrato per infusione endovenosa per una durata di 20-60 minuti, ogni mese per un massimo di quattro mesi, fino a quando i linfociti T circolanti raggiungono un certo livello.
La dose di Zalmoxis dipende dal peso corporeo del paziente.

Quando viene somministrato dopo il trapianto, Zalmoxis aiuta il paziente a costruire il sistema immunitario e pertanto contribuisce a proteggerlo dalle infezioni. Tuttavia i linfociti T presenti in Zalmoxis possono talvolta attaccare l'organismo del paziente, provocando la malattia da trapianto contro l'ospite.
Le cellule T in Zalmoxis hanno un gene suicida, che li rende suscettibili ai medicinali Ganciclovir e Valganciclovir.
Se il paziente sviluppa la malattia da trapianto contro l'ospite, viene somministrato Ganciclovir o Valganciclovir, che uccide i linfociti T che hanno il gene suicida trattando in tal modo la malattia e prevenendone l'ulteriore sviluppo.

Zalmoxis è stato studiato in uno studio principale condotto su 30 pazienti che sono stati sottoposti a trapianto aploidentico a causa di gravi tumori ematologici.
In questo studio Zalmoxis non è stato confrontato con altre terapie.
La misura principale dell'efficacia è stata il ripristino del sistema immunitario misurato da livelli ematici di linfociti T.
Nel 77% dei pazienti trattati con Zalmoxis ( 23 su 30 ) il sistema immunitario è stato ripristinato.
La malattia da trapianto contro l'ospite si è verificata in 10 pazienti ai quali è stato, in seguito, somministrato Ganciclovir o Valganciclovir, da solo o in combinazione con altri medicinali. Tutti e 10 i pazienti sono guariti dalla malattia da trapianto contro l'ospite.
I dati dello studio principale sono stati inoltre combinati con i dati provenienti da un secondo studio in corso e le percentuali di sopravvivenza per i 37 pazienti trattati con Zalmoxis ( 23 dello studio principale e 14 dello studio in corso ) sono state confrontate con quelle provenienti da una banca dati di 140 pazienti che sono stati sottoposti a trapianto aploidentico in passato.
La percentuale di pazienti che sono sopravvissuti dopo un anno è stata del 51% per i pazienti che hanno ricevuto Zalmoxis rispetto al 34-40% per i pazienti che non hanno ricevuto Zalmoxis.

L'effetto indesiderato più comune di Zalmoxis ( che può verificarsi in più di 1 paziente su 10 ) è la malattia acuta del trapianto contro l'ospite ( condizione che si sviluppa entro circa 100 giorni dal trapianto ).
Quando si usa Zalmoxis, tale condizione può essere trattata con Ganciclovir o Valganciclovir.

Zalmoxis non deve essere somministrato a pazienti il cui sistema immunitario è stato ripristinato.
Inoltre, non deve essere usato in pazienti che hanno già sviluppato la malattia del trapianto contro l'ospite che richiede trattamento.

Zalmoxis ha dimostrato di contribuire a ripristinare il sistema immunitario dei pazienti che sono stati sottoposti a trapianto aploidentico a causa di gravi tumori ematologici; questi pazienti dispongono di opzioni terapeutiche limitate e hanno una prognosi infausta.
Il profilo di sicurezza di Zalmoxis è considerato accettabile. Il rischio principale è la malattia del trapianto contro l'ospite, tuttavia questa può essere trattata con successo con Ganciclovir o Valganciclovir, che uccidono i linfociti T presenti in Zalmoxis.

Il Comitato scientifico ( CHMP ) dell’EMA ( European Medicines Agency ) ha deciso che, sebbene siano necessari ulteriori dati per determinarne l'entità, i benefici di Zalmoxis sono superiori ai rischi.
Zalmoxis ha ottenuto una approvazione condizionata. Questo significa che in futuro saranno disponibili ulteriori informazioni sul medicinale. Ogni anno l'Agenzia europea per i medicinali esaminerà le nuove informazioni disponibili e questo riassunto sarà aggiornato di conseguenza.
Poiché Zalmoxis ha ottenuto una approvazione condizionata, la Società che commercializza Zalmoxis fornirà i risultati di uno studio in corso condotto sui pazienti affetti da leucemia acuta ad alto rischio. Lo studio confronterà il trapianto aploidentico seguito da trattamento con Zalmoxis con il trapianto aploidentico contenente linfociti T seguito da trattamento con Ciclofosfamide ( un medicinale per prevenire l'insorgere della malattia del trapianto contro l'ospite ) e con trapianto aploidentico senza linfociti T. ( Xagena2016 )

Fonte: EMA, 2016

MalRar2016 Med2006 Emo2016 Onco2016 Farma2016


Indietro

Altri articoli

Un nuovo studio ha evidenziato che il trattamento a lungo termine con Clozapina ( Clozaril, Leponex ) è associato a...


Lenalidomide ( Revlimid ) ha rappresentato la terapia standard per il mieloma multiplo e altre neoplasie ematologiche per più di...


COVID-19 è una malattia pericolosa per la vita per molti pazienti. Studi precedenti hanno stabilito che i tumori ematologici sono...



Man mano che la popolazione invecchia, i disturbi cognitivi diventano sempre più comuni tra i pazienti con cancro. Poco si sa...


Sono state approvate nell'Unione Europea le prime due terapie CART-T. La terapia CAR-T si basa su cellule T ( linfociti...


Le terapie cellulari che impiegano la tecnologia CAR-T rappresentano una rivoluzione nella lotta ai tumori ematologi: questa tecnologia consiste nell’ingegnerizzare...


Truxima è un medicinale che trova impiego negli adulti per il trattamento dei tumori ematologici e delle condizioni infiammatorie qui...


L’infusione di linfociti da donatore ( DLI ) è spesso praticata per indurre un effetto trapianto-versus-leucemia ( GVL ) dopo...