Acetilcisteina rallenta l’evoluzione della fibrosi polmonare idiopatica
La N-Acetilcisteina o NAC ( Fluimucil ), comunemente utilizzata come mucolitico nella terapia delle più frequenti affezioni respiratorie, si è rivelata efficace anche nel trattamento di una grave malattia respiratoria, la fibrosi polmonare idiopatica, caratterizzata da prognosi non-favorevole, in cui è riuscita a modificare in misura significativa i parametri della funzione respiratoria, rallentandone il declino.
L’indicazione arriva dalle conclusioni dello studio clinico IFIGENIA, un trial internazionale, randomizzato, in doppio cieco contro placebo, pubblicato su The New England Journal of Medicine.
La fibrosi polmonare idiopatica è una malattia ad esito fatale meno rara di quanto finora ritenuto. Il 50-70% dei pazienti affetti da questa patologia va incontro a morte entro 5 anni dal momento della diagnosi.
La malattia è caratterizzata dalla progressiva sostituzione del parenchima polmonare con tessuto fibroso e nella sua evoluzione entrano in gioco fenomeni infiammatori ed ossidativi.
"Le osservazioni sperimentali e i risultati degli studi clinici suggeriscono infatti che uno squilibrio fra i sistemi fisiologici antiossidanti e le sostanze ossidanti ( radicali liberi ) contribuisca in misura significativa, sia alla patogenesi della fibrosi polmonare idiopatica sia alla sua progressione. Da qui l’ipotesi che, inducendo un aumento della biosintesi di glutatione grazie alla somministrazione di N-Acetilcisteina sia possibile migliorare il decorso clinico dei pazienti affetti da questa grave malattia" ha spiegato Juergen Behr, della Divisione di Malattie Polmonari della Ludwig-Maximilians-Universität ( LMU ) di Monaco di Baviera, uno dei principali ricercatori che ha partecipato allo studio internazionale IFIGENIA.
Lo studio clinico prevedeva la somministrazione di N-Acetilcisteina alla dose di 600 mg 3 volte al giorno o di placebo in aggiunta alla terapia standard, rappresentata da Prednisone, un cortisonico, e Azatioprina, un immunosoppressore.
Dei 155 pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica ammessi allo studio clinico inclusi nello studio, 80 hanno ricevuto N-Acetilcisteina e 75 il placebo.
"Dopo un anno di terapia con N-Acetilcisteina, si è evidenziato che il farmaco ha indotto un beneficio significativo sui parametri polmonari che erano stati individuati quali end-point primari dello studio, ovvero la capacità vitale (CV) e la capacità di diffusione alveolo-capillare del monossido di carbonio ( Dlco )", ha aggiunto Behr. "Più precisamente, il trattamento con N-Acetilcisteina mantiene più elevata rispetto al placebo, sia la capacità vitale ( +9% ) che la capacità di diffusione alveolo-capillare del monossido di carbonio ( +24% )".
I risultati dello studio IFIGENIA hanno indotto l’EMEA ad aprire la pratica internazionale per conferire a N-Acetilcisteina la qualifica di "medicinale orfano" per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica.
Questo conferma le potenzialità dell’utilizzo della N-Acetilcisteina nel trattamento delle più frequenti patologie polmonari caratterizzate da uno squilibrio tra i radicali ossidanti ed i sistemi fisiologici anti-ossidanti.
"In patologie croniche come la broncopneumopatia cronica ostruttiva ( BPCO ), le fibrosi polmonari e l’asma, lo stress ossidativo contribuisce a mantenere l’infiammazione a livello delle vie aeree", sottolinea Leonardo M. Fabbri, Malattie dell’Apparato Respiratorio all’Università di Modena-Reggio Emilia e vice presidente dell’European Respiratory Society.
"Quindi, sostanze ad azione anti-ossidante come la N-acetilcisteina hanno un razionale per l’impiego terapeutico nelle patologie croniche del polmone.
Recenti studi clinici indicano come la posologia della NAC sia un elemento chiave perché il farmaco svolga un’azione prevalentemente mucolitica ( a basso dosaggio ) o prevalentemente anti-ossidante ( ai dosaggi superiori )".
L’impiego, nello studio IFIGENIA, al dosaggio 3 volte superiore a quello comunemente impiegato nella terapia mucolitica ha permesso di confermare, oltre all’efficacia, anche l’ottima tollerabilità di N-Acetilcisteina.
Nello studio non si sono osservate differenze nell’incidenza di effetti indesiderati nei confronti del placebo.
Si è invece evidenziata una minore tossicità midollare, causata dal trattamento con Azatioprina, proprio fra i pazienti trattati con N-Acetilcisteina: quindi una ulteriore conferma della proprietà citoprotettive della molecola. ( Xagena2006 )
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