Nessuna evidenza di effetti benefici della plasmaferesi nella leucoencefalopatia multifocale progressiva associata a Natalizumab


Sono stati esaminati in modo retrospettivo gli effetti della plasmaferesi sulla sopravvivenza e sugli esiti clinici dei pazienti con sclerosi multipla e leucoencefalopatia multifocale progressiva ( PML ) associata a Natalizumab ( Tysabri ).

Sono stati esaminati in totale 193 casi internazionali di leucoencefalopatia multifocale progressiva da Natalizumab e 34 casi italiani.
L'esito clinico è stato determinato confrontando lo stato clinico dei pazienti con diagnosi di leucoencefalopatia multifocale progressiva con lo stato dopo la risoluzione della leucoencefalopatia.

Sono stati studiati con analisi sia univariate che multivariate gli effetti sulla sopravvivenza e sull'esito clinico della plasmaferesi, sesso, età, Paese, punteggio alla scala EDSS ( Expanded Disability Status Scale ) pre-leucoencefalopatia multifocale progressiva, numero di infusioni di Natalizumab, precedente esposizione a immunosoppressori, sintomi di leucoencefalopatia multifocale progressiva, localizzazione delle lesioni di leucoencefalopatia multifocale progressiva alla diagnosi, stato e copie del virus JC nel liquido cerebrospinale, trattamenti aggiuntivi per la leucoencefalopatia multifocale progressiva e steroidi e sviluppo di sindrome infiammatoria da ricostituzione immunitaria ( IRIS ) associata a leucoencefalopatia multifocale progressiva.

Sono stati analizzati 219 casi di leucoencefalopatia multifocale progressivae da Natalizumab, e 184 ( 84% ) sono stati sottoposti a plasmaferesi, che non ha ridotto il rischio di mortalità o la probabilità di esiti negativi o favorevoli.

Il Paese di provenienza era predittivo di mortalità ed esiti sfavorevoli, mentre lo sviluppo di IRIS era predittivo di esito sfavorevole.

In conclusione, la plasmaferesi non ha migliorato la sopravvivenza o gli esiti clinici dei pazienti italiani o internazionali con sclerosi multipla e leucoencefalopatia multifocale progressiva da Natalizumab, suggerendo che questo trattamento dovrebbe essere eseguito con cautela in futuro. ( Xagena2017 )

Landi D et al, Neurology 2017; 88: 1144-1152

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