Depressione e rischio di morte cardiaca improvvisa e di malattia coronarica nelle donne


Uno studio ha valutato l’associazione tra depressione e morte cardiaca improvvisa ed eventi cardiaci tra le donne senza malattia coronarica al basale.

La depressione rappresenta un fattore di rischio di eventi cardiaci e di mortalità tra i pazienti con coronaropatia, probabilmente da cause aritmiche.

E’ stato esaminato il database del Nurses’ Health Study, ed i questionari del Mental Health Index ( MHI-5 ) nel 1992, 1996, e 2000, e l’impiego dei farmaci antidepressivi nel 1996 e nel 2000.

Gli endpoint primari comprendevano morte cardiaca improvvisa, malattia coronarica ad esito fatale e infarto miocardico non-fatale.

Tra le 63.469 donne senza precedente malattia cardiovascolare ( ictus, malattia coronarica ) nel 1992, il 7.9% aveva punteggi alla scala MHI-5 minori di 53, precedentemente trovati predire la depressione clinica.

I sintomi depressivi erano associati ad eventi coronarici, e la relazione era più forte per la coronaropatia ad esito fatale, dove l’associazione è rimasta significativa anche dopo controllo per i fattori di rischio coronarico ( hazard ratio, HR=1.49 ).

Nei modelli del 1996 in avanti, la variabile proxy ( surrogata ) per la depressione clinica è risultata associata alla morte cardiaca improvvisa nei modelli multivariati ( HR=2.33 ), e questo rischio era dovuto principalmente ad uno specifico rapporto tra l’impiego degli antidepressivi e la morte cardiaca improvvisa ( HR=3.34 ).

In conclusione, in questa coorte di donne senza malattia coronarica al basale, i sintomi depressivi erano associati a coronaropatia fatale, ed una misura di depressione clinica, comprendente l’uso di antidepressivi, era specificatamente associata a morte cardiaca improvvisa.
Secondo gli Autori, sebbene l’impiego dei farmaci antidepressivi possa essere un marker di peggioramento dello stato depressivo, la sua specifica associazione con la morte cardiaca improvvisa merita ulteriore approfondimento. ( Xagena2009 )

Whang W et al, J Am Coll Cardiol 2009; 53: 950-958


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