Artrite Reumatoide: informazioni cliniche
L’artrite reumatoide è una condizione disabilitante cronica e progressiva caratterizzata dall’infiammazione del tessuto sinoviale delle articolazioni. Causa dolorabilità e rigidità delle articolazioni e la loro progressiva distruzione, ed altri sintomi quali dolore e fatigue. Interessa lo 0.5-1% della popolazione di Inghilterra e Galles ( 400.000 persone ). Circa il 15% di queste persone presentano malattia in forma grave. L’incidenza dell’artrite reumatoide è tre volte più alta nelle donne che negli uomini e mostra un picco di insorgenza tra i 40 ed i 70 anni.
Nell’artrite reumatoide, la membrana sinoviale si ingrandisce a causa di un aumento del numero delle cellule sinoviali, di globuli bianchi e formazione di nuovi vasi sanguigni. Si verifica un aumento del numero di cellule infiammatorie contenenti liquido nella cavità articolare ed, in seguito a ciò, un’assottigliamento dell’osso attorno all’articolazione ( osteoporosi periarticolare ).
L’erosione della cartilagine e dell’osso da parte del tessuto sinoviale infiammato produce un danno irreversibile alla struttura e alla funzione dell’articolazione.
Secondo criteri condivisi a livello internazionale ( criteri dell’American College of Rheumatology [ ACR ] - 1987 ) per la diagnosi di artrite reumatoide devono verificarsi 4 delle seguenti condizioni: rigidità mattutina delle articolazioni che dura per oltre 1 ora; artrite di 3 o più aree con gonfiore dei tessuti molli; artrite che coinvolge le articolazioni delle mani; artrite simmetrica; noduli reumatoidi della pelle; un test del sangue positivo per fattori reumatoidi e cambiamenti radiografici tipici della malattia reumatoide.
E’ possibile diagnosticare l’artrite reumatoide anche senza far riferimento a questi criteri, ed i pazienti potrebbero non rientrare nei criteri di classificazione formale nei primi stadi della malattia.
Il decorso dell’artrite reumatoide è eterogeneo e variabile. Sono stati identificati alcuni fattori che possono essere associati ad una prognosi non favorevole. Tra questi fattori rientrano la presenza del fattore reumatoide o di anticorpi anti-peptide citrullinato ciclico ( CCP ), alto tasso di sedimentazione degli eritrociti o alti livelli di proteina C-reattiva ( CRP ), evidenze radiografiche precoci di erosione e di presenza di articolazioni dolenti e tumefatte.
Entro due anni dalla diagnosi i pazienti in genere mostrano una moderata disabilità e dopo 10 anni il 30% presenta disabilità grave. Circa un terzo dei pazienti interrompe la propria attività lavorativa a causa della malattia.
L’aspettativa di vita nei pazienti con artrite reumatoide risulta ridotta. Ad esempio, una donna di 50 anni con artrite reumatoide ha una aspettativa di vita di 4 anni inferiore rispetto ad una donna di 50 anni senza artrite reumatoide.
Il trattamento convenzionale ha lo scopo di mantenere sotto controllo il dolore e l’infiammazione e di ridurre il danno articolare, la disabilità e la perdita funzionale, migliorando pertanto la qualità di vita.
La terapia consta di una combinazione di interventi farmacologici e non farmacologici. La terapia farmacologica convenzionale si basa su varie combinazioni di farmaci antiinfiammatori non-steroidei ( FANS ), analgesici, corticosteroidi e DMARD.
I DMARD ( farmaci antireumatici modificanti la malattia ) sono efficaci nel miglioramento dei sintomi e rallentano la progressione del danno strutturale; sono utilizzati come monoterapia o in combinazione, spesso con steroidi.
Sviluppi recenti suggeriscono di trattare la malattia con DMARD subito dopo la diagnosi, nel tentativo di raggiungere la remissione. Il Metotrexato e la Sulfasalazina sono DMARD spesso utilizzati come terapia iniziale.
Le terapie non farmacologiche includono chirurgia, fisioterapia e terapia occupazionale.
Esistono diverse metodiche per valutare la risposta al trattamento nell’artrite reumatoide. Ad esempio, i criteri di risposta ACR ( ACR 20, 50 e 70 ) indicano una percentuale di miglioramento ( 20, 50 e 70%, rispettivamente ) del numero di articolazioni dolenti, del numero delle articolazioni tumefatte, delle valutazioni globali, del dolore, della disabilità e dei marcatori d’infiammazione circolanti ( ad esempio, il tasso di sedimentazione degli eritrociti o i livelli di CRP ). Il punteggio di attività della malattia ( DAS ) è un metodo alternativo, sviluppato in Europa. È calcolato utilizzando una formula che include il conteggio delle articolazioni dolenti e tumefatte ( 53 e 44 rispettivamente ), una valutazione dello stato di salute generale del paziente ( scala da 0 a 100 ), ed una misura dei marcatori infiammatori circolanti.
Il DAS28 è simile al DAS, ma utilizza 28 articolazioni per la valutazione. Un punteggio DAS28 superiore a 5,1 è considerato indicativo di un’alta attività di malattia, tra 5,1 e 3,2 di attività moderata, e inferiore a 3,2 di attività bassa. Un paziente con un punteggio inferiore a 2,6 è definito in remissione.
I criteri di risposta EULAR ( European League Against Rheumatism ) sono basati sulla misura DAS. Una diminuzione del punteggio DAS 28 di 0,6 o inferiore indica una debole risposta, mentre diminuzioni superiori a 1,2 punti indicano una risposta moderata o buona, a seconda che il punteggio DAS28 individuale all’endpoint si posizioni sopra o sotto 3,2 rispettivamente.
Lo Stanford Health Assessment Questionnaire ( HAQ ) è uno dei componenti dei criteri ACR ed assegna un punteggio alla capacità di svolgere le attività quotidiane da 0 ( bassa disabilità ) a 3 ( disabilità molto grave ).
Il punteggio Sharp modificato è una misura del danno articolare valutato mediante radiografia e basato sull’assottigliamento e l’erosione dello spazio articolare. ( Xagena2007 )
Fonte: NICE, 2007
Reuma2007
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