I pazienti con artrite reumatoide sono maggiormente esposti al rischio di coaguli ematici
I pazienti con artrite reumatoide appaiono a maggiore rischio di tromboembolismo venoso nella prima decade della diagnosi rispetto alla popolazione generale.
Sebbene questi pazienti abbiano affrontato un rischio di tromboembolismo venoso anche il primo anno dopo la dimissione dall'ospedale, l'aumento del rischio non è stato superiore a quello della popolazione generale.
In una coorte di pazienti con artrite reumatoide, il tasso di tromboembolismo venoso è stato pari a 5.9 per 1000 anni-persona, rispetto a 2.8 per 1.000 anni-persona nella popolazione generale ( hazard ratio aggiustato, HR=2, p minore di 0.001 ).
Tuttavia, durante l'anno successivo a un ricovero ospedaliero, il tasso non è risultato differente tra il gruppo con artrite reumatoide e il gruppo di controllo: 11.8 per 1.000 anni-persona contro 13.1 per 1.000 anni-persona nei controlli ( HR=1, p=0.90).
Studi recenti hanno suggerito che i pazienti con artrite reumatoide sono a rischio di tromboembolismo venoso soprattutto durante o dopo il ricovero.
Tuttavia, i rischi attribuibili all’artrite reumatoide non sono stati considerati separatamente da quelli associati all’ospedalizzazione, aspetto che può condurre a conclusioni errate.
Sono stati analizzati i dati di pazienti svedesi presenti nel National Patient Register e sono stati identificati 37.856 soggetti con diagnosi di artrite reumatoide tra il 2005 e il 2009, che sono stati abbinati con 169.921 controlli dalla popolazione generale.
In questa coorte prevalente, il 72% era composto da donne, l'età media alla diagnosi di artrite reumatoide era di 61 anni e l'età media al momento del tromboembolismo venoso era di 70 anni.
In totale l’81% dei soggetti era positivo per il fattore reumatoide.
È stata anche inclusa una coorte incidente, composta da 7.904 pazienti e 37.350 controlli arruolati al momento della diagnosi di artrite reumatoide nel National Rheumatology Register tra il 1997 e il 2009, per valutare il rischio di tromboembolismo venoso in relazione al tempo di insorgenza della malattia.
Nella coorte incidente, il 69% era rappresentato da donne, l'età media alla diagnosi di artrite reumatoide era di 57 anni e l'età al momento del tromboembolismo venoso era di 70 anni.
In totale il 67% è risultato positivo per il fattore reumatoide.
Nella coorte incidente, il tasso di tromboembolismo venoso in quasi 6 anni di follow-up è stato pari a 4.5 per 1000 anni-persona contro 2.8 tra i controlli ( HR=1.6, p minore di 0.001 ).
L'analisi dell'incidenza di tromboembolismo venoso in base al tempo dalla diagnosi di artrite reumatoide nella coorte incidente ha dimostrato che i tassi erano superiori già nell'arco di un anno [ 3.8 per 1000 anni-persona versus 2.4 tra i controlli; HR=1.6, p=0.02 ], ma il tasso non ha continuato ad aumentare nel corso del primo decennio.
Tra i 37.350 controlli abbinati con la coorte di artrite reumatoide incidente, il tasso di tromboembolismo venoso per coloro che erano stati ricoverati in ospedale è stato pari a 6.2 per 1000 anni-persona a fronte di 2.8 nel gruppo globale ( HR=2.1, p minore di 0.001 ).
Il rischio è aumentato di oltre 5 volte durante il primo anno dopo la dimissione dall'ospedale, ma è diminuito nel corso del tempo ed è risultato nullo dopo 5 anni.
Nella coorte incidente, il tasso di tromboembolismo venoso nei pazienti con artrite reumatoide che sono stati ricoverati in ospedale è stato di 7.8 per 1000 anni-persona.
Quando è stato confrontato con il tasso di 6.2 nel gruppo di controllo, l’hazard ratio per il tromboembolismo venoso tra i pazienti con artrite reumatoide ricoverati in ospedale è stato pari a 1.3, inferiore al rischio nell'intera coorte incidente.
Tra i sottogruppi di pazienti, il rischio di tromboembolismo venoso è aumentato con l'aumentare dell'età ( HR=2 per i pazienti di 72 anni e più ), ma i tassi sono risultati simili per uomini e donne e nei pazienti positivi e negativi per il fattore reumatoide.
Il fatto che il rischio di tromboembolismo venoso durante il primo anno dopo il ricovero non è superiore per i pazienti con artrite reumatoide sottolinea la necessità di separare gli effetti della malattia ( in questo caso, artrite reumatoide ) dagli effetti associati all’ospedalizzazione sul rischio di tromboembolismo venoso.
Dal punto di vista della trombo profilassi, in generale, i pazienti con artrite reumatoide dovrebbero essere considerati a rischio moderatamente elevato di sviluppare tromboembolismo venoso; questo rischio è presente quasi a prescindere dalla durata della malattia, non diminuisce con il tempo e non è sproporzionatamente più alto nei pazienti con artrite reumatoide rispetto a quelli senza patologia in seguito alla dimissione ospedaliera. ( Xagena2012 )
Fonte: Journal of the American Medical Association, 2012
Reuma2012 Emo2012
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