La coinfezione con Schistosoma monsoni potrebbe avere un effetto protettivo nei confronti della crioglobulinemia mista nei pazienti con epatite C


L’associazione tra crioglobulinemia mista e infezione da virus dell’epatite C ( HCV ) è stata ben definita.

In Egitto sono comuni le infezioni concomitanti da HCV e da Schistosoma monsoni. È noto che le infezioni elmintiche croniche riducono l’incidenza e le manifestazioni delle malattie immuno-correlate.

Ricercatori della Menofeya University in Egitto hanno esaminato l’effetto della confezione da Schistosoma monsoni sul rischio di crioglobulinemia nei pazienti con epatite C.

Lo studio ha riguardato 119 pazienti consecutivi con infezione da virus dell’epatite C ( HCV ).
I sieri di questi pazienti sono stati esaminati alla ricerca di anticorpi anti-Schistosoma monsoni e crioglobuline.

Le crioglobuline sono state identificate nel 15,1% dei pazienti: nel 26,7% dei pazienti con epatite C e nell’8,1% dei pazienti con confezione ( p= 0,01 ).
I livelli plasmatici di alanina aminotransferasi ( ALT ) e aspartato aminotransferasi ( AST ) sono risultati più bassi nel gruppo con negatività ( p< 0,01 ).

Le crioglobuline sono state individuate nel 33,3% e nell’11,2% dei pazienti con epatite C, rispettivamente, di sesso femminile e di sesso maschile, indicando un’associazione significativamente positiva con il genere femminile ( p= 0,02 ).

Un modello di regressione logistica, aggiustato per sesso, AST e ALT, ha mostrato che i pazienti con epatite C senza coinfezione con Schistosoma monsoni presentavano una più alta probabilità di avere crioglobulinemia ( odds ratio, OR= 4,12 ).

Dallo studio è emersa l’esistenza di un apparente effetto protettivo della coinfezione da Schistosoma monsoni nei confronti della crioglobulinemia mista nei pazienti con epatite C cronica. ( Xagena2009 )

Abbas OM et al, Liver Int 2009; Epub ahead of print


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