Verruche cutanee: crioterapia con azoto liquido versus applicazione topica di Acido Salicilico
La crioterapia è ampiamente utilizzata nel trattamento di primo livello delle verruche cutanee, ma tuttavia, ci sono dati a favore dell’applicazione di Acido Salicilico.
Uno studio ha confrontato l’efficacia di questi trattamenti e quella di un approccio di vigile attesa.
Pazienti consecutivi con nuove verruche cutanee sono stati reclutati in 30 Centri olandesi per cure di primo livello nel periodo 2006-2007, e sono stati assegnati in maniera casuale a uno dei 3 gruppi previsti dallo studio: crioterapia con azoto liquido ogni 2 settimane, auto-applicazione giornaliera di Acido Salicilico o approccio di vigile attesa.
L’esito primario era la proporzione di partecipanti che presentava cura completa di tutte le verruche a 13 settimane, mentre quelli secondari includevano aderenza al trattamento, effetti collaterali e soddisfazione per il trattamento.
Le analisi sono state condotte su base intention-to-treat e gli infermieri coinvolti nello studio hanno valutato gli esiti durante visite domiciliari a 4, 13 e 26 settimane.
Su 250 partecipanti ( età da 4 a 79 anni ), 240 sono stati inclusi nell’analisi a 13 settimane ( 4% perso al follow-up ).
I tassi di cura sono stati 39% nel gruppo crioterapia, 24% nel gruppo Acido Salicilico e 16% in quello vigile attesa.
Le differenze nell’efficacia sono risultate più pronunciate tra i partecipanti con verruche comuni ( n=116 ) con tassi di cura di 49% nel gruppo crioterapia, 15% in quello Acido Salicilico e 8% in quello vigile attesa.
I tassi di cura tra i partecipanti con verruche plantari ( n=124 ) non hanno mostrato differenze significative tra i diversi gruppi di trattamento.
In conclusione, la crioterapia è risultata essere il trattamento di cura primaria più efficace per le verruche comuni, mentre per le verruche plantari non è stata osservata differenza clinica significativa nell’efficacia tra crioterapia, applicazione topica di Acido Salicilico o approccio di vigile attesa a 13 settimane. ( Xagena2010 )
Bruggink SC et al, CMAJ 2010; 182: 1624-1630
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