Namilumab o Infliximab rispetto allo standard di cura nei pazienti ospedalizzati con COVID-19: studio CATALYST


L'infiammazione disregolata è associata a esiti sfavorevoli nel COVID-19.
È stata valutata l'efficacia di Namilumab ( un inibitore del fattore stimolante le colonie di granulociti-macrofagi; GM-CSF ) e Infliximab ( un inibitore del fattore di necrosi tumorale; TNFi; Remicade ) nei pazienti ospedalizzati con COVID-19, per dare la priorità agli agenti per gli studi di fase 3.

Nello studio randomizzato, multicentrico, multibraccio, multistadio, a gruppi paralleli, in aperto, adattivo, di fase 2, proof-of-concept, CATALYST, sono stati reclutati pazienti di età maggiore o uguale a 16 anni ricoverati in ospedale con polmonite da virus SARS-CoV-2, e concentrazioni di proteina C-reattiva ( CRP ) di 40 mg/l o superiori, in 9 ospedali nel Regno Unito.

I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale con uguale probabilità alle cure abituali o alle cure abituali più una singola dose endovenosa di Namilumab ( 150 mg ) o Infliximab ( 5 mg/kg ).
La randomizzazione è stata stratificata per sede di cura all'interno dell'ospedale ( reparto versus Unità di terapia intensiva [ UTI ] ).
I pazienti e i ricercatori conoscevano l'assegnazione del trattamento.

L'endpoint primario era il miglioramento dell'infiammazione, misurato dalla concentrazione di CRP nel tempo.

Tra il 15 giugno 2020 e il 18 febbraio 2021 sono stati selezionati 299 pazienti e 146 sono stati arruolati e assegnati in modo casuale alle cure abituali ( n=54 ), Namilumab ( n=57 ) o Infliximab ( n=35 ).
Per l'esito primario, 45 pazienti nel gruppo terapia abituale sono stati confrontati con 52 pazienti nel gruppo Namilumab, e 29 nel gruppo terapia abituale sono stati confrontati con 28 nel gruppo Infliximab.

Le probabilità che gli interventi fossero superiori alle sole cure usuali nel ridurre la concentrazione di PCR nel tempo sono state del 97% per Namilumab e del 15% per Infliximab; le stime puntuali per le interazioni tempo-trattamento sono state -0.09 per Namilumab e 0.06 per Infliximab.

Si sono verificati 134 eventi avversi in 30 pazienti su 55 ( 55% ) nel gruppo Namilumab rispetto a 145 in 29 pazienti su 54 ( 54% ) nel gruppo di cure usuali.

Si sono verificati 102 eventi avversi in 20 pazienti su 29 ( 69% ) nel gruppo Infliximab rispetto a 112 in 17 su 34 pazienti ( 50% ) nel gruppo trattamento abituale.

La morte si è verificata in 6 pazienti ( 11% ) nel gruppo Namilumab contro 10 ( 19% ) nel gruppo terapia abituale e in 4 ( 14% ) nel gruppo Infliximab rispetto a 5 ( 15% ) nel gruppo terapia abituale.

Namilumab, ma non Infliximab, ha mostrato una evidenza proof-of-concept per la riduzione dell'infiammazione, misurata dalla concentrazione di PCR, nei pazienti ospedalizzati con polmonite COVID-19.
Namilumab dovrebbe avere la priorità per ulteriori indagini nell’ambito del COVID-19. ( Xagena2022 )

Fisher BA et al, Lancet Respiratory Medicine 2022; 10: 255-266

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