Risposte immunologiche dopo somministrazione del vaccino GX301 in pazienti con cancro alla prostata o al rene, in fase avanzata
La sperimentazione clinica di fase I del nuovo vaccino antitumorale GX301, è stata condotta presso l’Ospedale San Martino di Genova, e coordinata da Gilberto Filaci e Paolo Traverso.
Il vaccino GX301è mirato a indurre nei pazienti affetti da tumore una risposta immunitaria capace di riconoscere le cellule maligne e di ucciderle. In particolare, il vaccino si fonda sull’impiego di frammenti di una molecola, chiamata telomerasi, che è molto concentrata nelle cellule tumorali, in quanto necessaria per la loro sopravvivenza, ma che generalmente non è presente nelle cellule sane. Pertanto, grazie al vaccino, i linfociti dei pazienti imparano a riconoscere la telomerasi e a uccidere le cellule che la posseggono: quelle tumorali.
Sebbene il vaccino potenzialmente possa essere applicabile al trattamento di ogni tipo di malattia neoplastica, questa prima fase della sperimentazione è stata limitata ai pazienti affetti da tumore della prostata o da tumore del rene in stadio molto avanzato di malattia e non più responsivi a più linee di trattamento convenzionale ( pazienti con aspettativa di vita alquanto limitata ).
Lo scopo dello studio è stato quello di valutare l’eventuale tossicità del trattamento. Nessun paziente ha manifestato effetti collaterali gravi, e nel complesso il trattamento ha mostrato di essere molto ben tollerato. Le manifestazioni più frequenti erano rappresentate da lievi rialzi febbrili, da dolori articolari, senso di stanchezza, lieve e saltuaria diminuzione dell’appetito, prurito in sede di inoculo del vaccino ( cute dell’addome ).
Sono stati trattati 14 pazienti e sono state somministrate oltre 100 dosi di vaccino.
Dallo studio è emerso che il trattamento non è gravato da tossicità significativa e che può, quindi, essere tranquillamente utilizzato anche in pazienti con stadio più precoce di malattia, dove le aspettative di risposta sono senz’altro maggiori.
Scopo secondario dello studio è stato quello di valutare la capacità del vaccino di indurre risposte immunologiche specifiche contro il vaccino stesso e capaci eventualmente di causare l’uccisione di cellule neoplastiche.
Nel 100% dei pazienti è stato possibile dimostrare l’insorgenza di risposte specifiche al vaccino, ed in molti casi tali risposte hanno anche prodotto specifica attività antitumorale.
La valutazione della risposta clinica non era un obiettivo di questo studio. Le risposte cliniche di tutti i pazienti sono state attentamente monitorate e ciò ha permesso di evidenziare la stabilizzazione, radiologicamente attestata, della malattia in alcuni pazienti per alcuni mesi. Ciò significa che il tumore in questi mesi ha smesso di progredire al ritmo incalzante con il quale era avanzato prima del trattamento, causando così nei pazienti il rallentamento della velocità di progressione della malattia.
Tali osservazioni radiologiche hanno trovato conferma nel monitoraggio delle concentrazioni sieriche del PSA ( antigene prostatico specifico ), che hanno mostrato il rallentamento ( fino all’arresto ) del ritmo di crescita di tale marcatore di neoplasia prostatica rispetto a prima dell’inizio del trattamento.
In un paziente si è osservata la scomparsa di alcune lesioni metastatiche polmonari.
Nel complesso, i tempi di sopravvivenza dei pazienti che hanno condotto fino al termine il trattamento, pur nella esiguità dei casi trattati, risultano superiori di almeno 2-3 mesi rispetto a quelli osservati in studi precedenti condotti con pazienti in analogo stadio di malattia e trattati con protocolli convenzionali.
In conclusione, sebbene i risultati della sperimentazione dovranno essere attentamente confermati da studi futuri con casistiche più ampie di pazienti, essi indicano che il vaccino GX301 ha un certo grado di efficacia clinica in assenza di significativi effetti collaterali. ( Xagena2011 )
Fonte: Università di Genova, 2011
Onco2011 Uro2011 Nefro2011 Farma2011
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