Prevenzione primaria con defibrillatori cardioverter impiantabili nei pazienti con cardiomiopatia non-ischemica


Sono emersi dati contrastanti sull'efficacia dei defibrillatori cardioverter impiantabili ( ICD ) per la prevenzione primaria della morte cardiaca improvvisa ( ICD di prevenzione primaria ) nei pazienti con cardiomiopatia non-ischemica.

È stata esaminata l'associazione tra ICD di prevenzione primaria e la mortalità per tutte le cause in pazienti con cardiomiopatia non-ischemica coinvolti in studi clinici randomizzati di confronto tra ICD e terapia medica ( controllo ) con almeno 100 pazienti con cardiomiopatia non-ischemica.

Inoltre, gli studi hanno dovuto riferire sulla mortalità per tutte le cause durante un periodo di follow-up di almeno 12 mesi.

La ricerca ha prodotto 10 studi, di cui solo 1 ha soddisfatto i criteri di inclusione.
Una ricerca di bibliografie di articoli pertinenti e domande a esperti in questo campo ha portato a 3 ulteriori studi.
Le lineeguida PRISMA sono state utilizzate per valutare la qualità e la validità dei dati.

L'endpoint primario era la mortalità per tutte le cause.

Prima dell'inizio della raccolta dei dati, era stato ipotizzato che i difibrillatori impiantabili di prevenzione primaria fossero in grado di ridurre la mortalità per tutte le cause tra i pazienti con cardiomiopatia non-ischemica.

In totale 4 studi clinici randomizzati hanno soddisfatto i criteri di selezione e hanno incluso 1.874 pazienti unici; 937 erano nel gruppo ICD e 937 nel gruppo di controllo

I dati aggregati di questi studi hanno mostrato una significativa riduzione della mortalità per tutte le cause con un ICD ( hazard ratio, HR=0.75; P=0.008; P=0.87 per eterogeneità ).

In conclusione, il defibrillatore cardioverter impiantabile di prevenzione primaria è efficace nel ridurre la mortalità per tutte le cause tra i pazienti con cardiomiopatia non-ischemica.
Questi risultati supportano le lineeguida che raccomandano l'uso di ICD in tali pazienti. ( Xagena2017 )

Al-Khatib SM et al, JAMA Cardiol 2017; 2: 685-688

Cardio2017



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