Effetti dei fibrati sugli esiti cardiovascolari


Diversi studi clinici hanno fornito dati inconsistenti relativi all’effetto dei fibrati sul rischio cardiovascolare.

Ricercatori del George Institute for International Health, University of Sydney in Australia, hanno compiuto una revisione sistematica e una meta-analisi per studiare gli effetti dei fibrati sugli esiti clinici maggiori.

Sono stati analizzati, in particolare, eventi cardiovascolari maggiori, eventi coronarici, ictus, insufficienza cardiaca, rivascolarizzazione coronarica, mortalità per tutte le cause, morte cardiovascolare, morte non-vascolare, morte improvvisa, nuova insorgenza di albuminuria ed eventi avversi correlati ai farmaci.

Sono stati identificati 18 studi che hanno coinvolto 45.058 partecipanti, inclusi 2.870 eventi cardiovascolari maggiori, 4.552 eventi coronarici e 3.880 decessi.

La terapia con fibrati ha prodotto una riduzione del rischio relativo ( RR ) del 10% per gli eventi cardiovascolari maggiori ( p=0.048 ) e del 13% per gli eventi coronarici ( p inferiori a 0.0001 ), ma non ha avuto effetti positivi sull’ictus ( -3%; p=0.69 ).

Non sono stati osservati effetti della terapia con fibrati sul rischio di mortalità per tutte le cause ( 0%; p=0.92 ), mortalità cardiovascolare (3%; p=0.59 ), morte improvvisa ( 11%; p=0.19 ) o mortalità non-vascolare ( -10%; p=0.063 ).

I fibrati hanno ridotto il rischio di progressione dell’albuminuria del 14% ( p=0.028 ).

Con l’uso dei fibrati non sono aumentati in maniera significatva gli eventi avversi gravi legati ai farmaci ( 17.413 partecipanti, 225 eventi; RR=1.21; p=0.19 ), benché gli incrementi nelle concentrazioni sieriche di creatinina siano risultati comuni ( RR=1.99; p inferiori a 0.0001 ).

In conclusione i fibrati possono ridurre il rischio di eventi cardiovascolari maggiori soprattutto grazie alla prevenzione di eventi coronarici e potrebbero avere un ruolo negli individui ad alto rischio di eventi cardiovascolari e in quelli con dislipidemia combinata. ( Xagena2010 )

Jun M et al, Lancet 2010; 375: 1875-1884


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