L'integrazione mensile di Vitamina-D ad alte dosi non previene le malattie cardiovascolari


Studi di coorte hanno riportato un aumento dell'incidenza di malattie cardiovascolari tra gli individui con basso livello di vitamina D.
Ad oggi, gli studi clinici randomizzati sulla integrazione con Vitamina-D non hanno riscontrato alcun effetto, probabilmente a causa dell'utilizzo di una dose di Vitamina-D troppo bassa.

Si è determinato se la integrazione mensile con dosi di Vitamina-D possa prevenire la malattia cardiovascolare nella popolazione generale nello studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo Vitamin D Assessment, che ha reclutato partecipanti a Auckland, Nuova Zelanda, dal 2011 al 2012, con follow-up fino al 2015.
I partecipanti erano adulti residenti in comunità di età compresa tra 50 e 84 anni.

I 5.110 partecipanti sono stati randomizzati a ricevere Vitamina D3 ( n=2.558 ) oppure placebo ( n=2.552 ).
Due partecipanti hanno ritirato il consenso e tutti gli altri ( n=5.108 ) sono stati inclusi nell'analisi primaria.

La Vitamina D3 orale è stata somministrata a una dose iniziale di 200.000 UI, seguita un mese dopo con dosi mensili di 100.000 UI oppure placebo per una mediana di 3.3 anni.

L'esito primario era il numero di partecipanti con malattia cardiovascolare incidente e decesso, includendo una analisi di sottogruppo prespecificata in pazienti con deficit di vitamina D ( livelli basali di 25-idrossivitamina D, 25(OH)D, inferiori a 20 ng/ml ).
Gli esiti secondari erano: infarto del miocardio, angina, insufficienza cardiaca, ipertensione, aritmie, arteriosclerosi, ictus e trombosi venosa.

Tra i 5.108 partecipanti inclusi nell'analisi, l'età media era di 65.9 anni, 2.969 ( 58.1% ) erano maschi e 4.253 ( 83.3% ) erano di etnia europea o di altra etnia, mentre il resto era polinesiano o sud asiatico.
La concentrazione media al basale di 25(OH)D era di 26.5 ng/ml, con 1.270 partecipanti ( 24.9% ) con carenza di vitamina D.

In un campione casuale di 438 partecipanti, il livello medio di follow-up di 25(OH)D è risultato superiore a 20 ng/ml più alto nel gruppo vitamina D rispetto al gruppo placebo.

L'esito primario di malattia cardiovascolare si è verificato in 303 partecipanti ( 11.8% ) nel gruppo vitamina D e in 293 partecipanti ( 11.5% ) nel gruppo placebo, con un rapporto di rischio aggiustato di 1.02.

Risultati simili sono stati osservati per i partecipanti con carenza di vitamina D al basale e per gli esiti secondari.

In conclusione, l’integrazione mensile di Vitamina-D ad alte dosi non impedisce la malattia cardiovascolare.
Questo risultato non supporta l'uso dell’integrazione mensile di Vitamina-D per questo scopo.
Gli effetti della somministrazione giornaliera o settimanale richiedono ulteriori studi. ( Xagena2017 )

Scragg R et al, JAMA Cardiol 2017; 2: 608-616

Cardio2017 Farma2017


Indietro

Altri articoli

La gotta, una comune artropatia da cristalli, è associata a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Si è cercato...


Poco si sa circa la prevalenza del prediabete e il rischio associato di eventi cardiovascolari e malattia renale cronica (...


Sebbene il colesterolo da lipoproteine ​​a bassa densità ( colesterolo LDL ) rimanga il target primario del colesterolo nella pratica...


L'aldosteronismo primario, caratterizzato da un'evidente produzione di aldosterone renina-indipendente, è una forma comune ma sottoriconosciuta di ipertensione e malattia cardiovascolare. Evidenze...


Tra i pazienti trattati con terapia con statine ai livelli di colesterolo raccomandati dalle lineeguida, il rischio infiammatorio residuo valutato...


Semaglutide ( Wegovy ), un agonista del recettore di GPL-1 ( peptide-1 simil-glucagone ), ha dimostrato di ridurre il rischio...


L’eccesso di rischio di malattie cardiovascolari associato a un’ampia gamma di malattie infettive non è noto. È stato quantificato il...


Nonostante la ben nota associazione tra disturbi ipertensivi della gravidanza e malattie cardiovascolari, esistono dati limitati su quali specifiche diagnosi...


La sicurezza cardiovascolare della terapia sostitutiva con Testosterone negli uomini di mezza età e anziani affetti da ipogonadismo non è...


Benefici cardiovascolari degli inibitori di SGLT2 e agonisti recettoriali di GLP1 Diversi studi clinici randomizzati hanno dimostrato per gli inibitori di...