Rischio di malattia cardiovascolare precoce per le donne con sindrome placentare materna
Le sindromi placentari materne, tra cui i disturbi ipertensivi della gravidanza ed il distacco della placenta o l’infarto, probabilmente originano da patologie che interessano i vasi placentari.
Le sindromi si presentano soprattutto nelle donne che hanno fattori di rischio metabolici per le malattie cardiovascolari, tra cui obesità, ipertensione prima della gravidanza, diabete mellito e dislipidemia.
Ricercatori della Toronto University in Canada hanno valutato il rischio di malattia vascolare prematura nelle donne con sindrome placentare materna che hanno avuto una gravidanza.
Lo studio di coorte, retrospettivo, denominato CHAMPS ( Cardiovascular Health After Maternal Placental Syndromes ), ha interessato 1.03 milioni di donne dell’Ontario prive di malattia cardiovascolare prima della gravidanza.
L’end point primario composito era rappresentato da ricovero ospedaliero per malattia coronaria, per malattia cerebrovascolare oppure per arteriopatia periferica, 90 giorni almeno dopo il parto.
L’età media delle partecipanti era di 28.2 anni.
A 75.380 ( 7% ) donne è stata diagnosticata la sindrome placentare materna.
L’incidenza di malattia cardiovascolare è stata di 500 per milione persone-anno nelle donne con sindrome placentare materna rispetto a 200 per milione di persone-anno tra le donne senza questa sindrome ( hazard ratio, HR, aggiustato = 2 ).
Il rischio è risultato maggiore quando alla sindrome placentare materna si associava una ridotta crescita fetale ( HR = 3.1 ), oppure la sindrome placentare materna era associata alla morte fetale intrauterina ( HR = 4.4 ).
I dati dello studio hanno indicato che il rischio di malattia cardiovascolare precoce era più alto tra le donne con sindrome placentare materna, specialmente in presenza di una compromissione fetale.
Le donne con sindrome placentare materna dovrebbero condurre uno stile di vita sano e tenere sotto controllo la pressione sanguigna ed il peso corporeo. ( Xagena2005 )
Ray JG et al, Lancet 2005; 366: 1797-1803
Gyne2005 Cardio2005
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