Sicurezza cardiovascolare della Metformina e delle sulfoniluree nei pazienti con differenti profili di rischio cardiaco
Sulla base di esperienze precedenti, la Food and Drug Administration ( FDA ) e l'Agenzia Europea per i medicinali ( EMA ) hanno raccomandato che le sperimentazioni cliniche per i nuovi farmaci antidiabetici siano pesate in modo da rilevare un aumento del rischio cardiovascolare.
In questo contesto, i dati concernenti i farmaci già autorizzati come Metformina e sulfoniluree sono in conflitto.
L'influenza del rischio cardiovascolare di base su qualsiasi effetto del trattamento appare ovvia, ma non è stata formalmente dimostrata.
È stata quindi valutata l’associazione di Metformina e sulfoniluree con eventi cardiovascolari nei pazienti con differenti profili di rischio cardiovascolare indicato dai livelli del frammento N-terminale del pro-ormone del peptide natriuretico cerebrale ( NT-proBNP ).
Sono stati inclusi in questo studio osservazionale 2.024 pazienti con diabete mellito.
L'endpoint primario è stato definito come una combinazione di eventi cardiovascolari e di morte.
Durante un follow-up mediano di 60 mesi, l'endpoint primario si è verificato in 522 pazienti ( 26% ).
L'età media era di 63 anni.
Si è rettificato per sito di trattamento, farmaci concomitanti, età, sesso, indice di massa corporea, emoglobina glicata, durata del diabete, velocità di filtrazione glomerulare, colesterolo, e storia di fumo e malattia cardiaca.
La Metformina è risultata associata a un ridotto rischio nella coorte con elevato NT-proBNP uguale o superiore a 300 pg/ml ( hazard ratio, HR=0.70, P=0.014 ) e un'associazione simile è stata trovata per l'interazione tra Metformina e NT-proBNP ( P=0.001 ).
Non vi è stata associazione per le sulfoniluree né una significativa interazione tra sulfoniluree e NT-proBNP.
In conclusione, la Metformina è associata a esiti cardiovascolari benefici nei pazienti con diabete mellito solo quando è presente un rischio cardiovascolare subclinico definito dai livelli di NT-proBNP. ( Xagena2016 )
Wurm R et al, Heart 2016; 102: 1544-1551
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