Vioxx può causare eventi avversi cardiovascolari anche dopo la sospensione
L'antinfiammatorio Vioxx ( Rofecoxib ) potrebbe essere causa di trombosi, e forse responsabile di esiti fatali, anche nei pazienti che hanno dismesso il farmaco.
Queste le conclusioni ottenute analizzando i dati messi a disposizione dalla società produttrice del farmaco, Merck & Co, nel contenzioso con migliaia di pazienti che si sono ritenuti danneggiati dal Vioxx.
Nel 2004, Merck & Co decise di ritirare Vioxx dopo che uno studio aveva evidenziato un aumentato rischio di malattie cardiache.
Si stima che nel corso di 5 anni in cui è stato sul mercato, Vioxx abbia causato circa 40.000 decessi.
Dall’analisi dei dati dello studio 078 è emerso che i pazienti che avevano assunto Vioxx presentavano una probabilità doppia di sviluppare trombosi o di morire nel primo semestre dopo l'interruzione del trattamento, confermando i precedenti risultati che avevano previsto una durata degli effetti fino a un anno dalla sospensione.
Vioxx appartiene alla classe degli antinfiammatori con azione inibitoria selettiva sulla cicloossigenasi 2 ( Cox-2 ).
Secondo gli Autori dell’analisi c’è il sospetto di trovarsi di fronte a un effetto di classe, che coinvolgerebbe anche gli altri inibitori selettivi Cox-2.
Gli inibitori selettivi Cox-2 sono stati sviluppati con l’obiettivo di ridurre l’incidenza di lesioni a livello gastrointestinale tra i pazienti che fanno ampio uso di farmaci antinfiammatori.
Attualmente in Italia sono rimasti sul mercato due inibitori selettivi Cox-2, Celebrex ( Celecoxib ) e Arcoxia ( Etoricoxib ).
I Ricercatori della Yale University a New Haven negli Stati Uniti, hanno esaminato pazienti che avevano interrotto l'assunzione di Vioxx o di placebo dopo più di un anno e mezzo di impiego.
Nell’arco di 6 mesi ( valore medio ), 22 pazienti che avevano assunto Vioxx hanno sviluppato trombosi, e 23 pazienti sono morti. A 4 mesi, tra coloro che avevano assunto placebo, ci sono stati 6 eventi trombotici e 9 pazienti sono morti. ( Xagena2010 )
Fonte: Archives of Internal Medicine, 2010
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